L’Italia è rinomata nel mondo per la spettacolarità dei suoi borghi, che sono centinaia, spesso accomunati da fortificazioni medioevali e panorami mozzafiato.
Civita di Bagnoregio (VT)
Secondo l’ultimo censimento Istat (dicembre 2020), sarebbero circa trecento i “Borghi più belli d’Italia” (membri dell’omonima associazione nata nel 2001 su impulso dell’ANCI), concentrati prevalente nel centro Italia, ma di cui altre regioni come la Sicilia, la Liguria e la Lombardia sono ricche. Si tratta di patrimoni storici, paesaggistici e culturali da salvaguardare, che dagli anni ’50 vivono un severo spopolamento, ma che negli ultimi anni hanno attratto un gran numero di giovani stranieri, proprio per la loro bellezza e vivibilità.
La parola borgo, che attualmente indica un “piccolo centro abitato”, deriva probabilmente dalla latinizzazione burgu(m) del germanico *burgs (ted. Mod. Burg “castello”), con il significato di “luogo fortificato”, forse influenzato anche dal greco πύργος “torre”. Nel villaggio fortificato dell’Italia medioevale, il borgo era l’agglomerato delle case popolari, in contrasto con la rocca o il castello della nobiltà, e che poteva trovarsi tra un’antica cerchia di mura e una nuova struttura difensiva (es. un fossato). Nella Firenze alto-medievale, ad esempio, erano chiamate borghi le strade principali che uscivano dalle porte della città e i relativi gruppi di case ed edifici sorti lungo il percorso. Così Dante, fa citare a Cacciaguida la famiglia dei Greci, a cui è intitolato il famoso Borgo de’ Greci: strada del centro storico di Firenze da piazza di Santa Croce conduce a piazza di San Firenze.
“Io vidi li Ughi e vidi i Catellini, / Filippi, Greci, Ormanni e Alberichi, / già nel calare, illustri cittadini” (Par. XVI, 89)
Dal termine borgo deriva anche la parola borgata che, se nel XIII secolo stava ad indicare un semplice “raggruppamento di case di campagna”, nel Novecento ha assunto l’accezione di “rione periferico di una grande città”, basti pensare alla borgata romana dipinta da Pasolini.