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Calanchi

Scritto da Beatrice Palazzoni | 12-mag-2022 8.15.54

Cosa hanno in comune Civita di Bagnoregio, Matera, la provincia di Bologna e Caltagirone? Se avete visitato questi luoghi, e siete attenti osservatori di paesaggi non convenzionali, forse potreste indovinare… Ma prendetevi cinque minuti per riflettere. Qualche idea? Bisogna ammettere che la soluzione non è delle più semplici, quindi, non ci resta che svelare l’arcano: si tratta dei calanchi!

Li avete mai visti dal vivo? Parliamo di un “fenomeno naturale di erosione di terreni argillosi, o comunque facilmente disgregabili, da parte delle acque piovane o di superficie”. Sono generalmente solchi profondissimi e contigui, che mostrano versanti brulli con pendii ripidissimi, speroni acuminati e guglie, e sono tipici del sub-appennino tosco-emiliano. Se avete un po’ di tempo e curiosità, ecco una breve selezione di luoghi da visitare per vederli in queste regioni: le Crete Senesi, la Valle dei Calanchi presso Civita di Bagnoregio, il Monte Calvo Pianoro, il Parco Regionale dei Gessi Bolognesi e dei Calanchi dell’Abbadessa, il Castello di Canossa, la Valle del Sillaro, i calanchi di Sabbuino, ecc.

L’etimologia del termine calanco è discussa: probabilmente deriva da una voce pre-indoeuropea ma, secondo alcuni studiosi, la parola sarebbe accomunata al termine lucano calanche “frane”, per via della medesima derivazione dal latino chalare “distaccare, sciogliere”. Secondo altri, apparterrebbe alla stessa famiglia della parola cala “piccolo seno di mare”, di cui sarebbe una variante il vocabolo calanca, dal francese calanque “insenatura nella costa”. L’aggettivo di riferimento, generalmente anch’esso poco conosciuto, è calanchivo “che ha l’aspetto di/che appartiene ai calanchi”. Ad esempio, la flora può essere calanchiva, come anche un terreno, una zona, un bacino, un versante, ecc.

I calanchi, purtroppo, sono un esempio di paesaggio in via d’estinzione, da quando a partire dagli anni Cinquanta molte aree marginali sono state alterate in modo irreversibile per essere utilizzate in ambito agricolo. La biodiversità e l’eredità culturale di questi luoghi sembra destinata a scomparire, così come si stima che possa succedere anche alle “sorelle” biancane. Le biancane sono rilievi a forma di cupola e di colore chiaro, che si presentano anche in raggruppamenti, e in alcuni casi si trovano vicino ai calanchi perché tipiche di terreni argillosi misti a sabbia e privi di vegetazione. Un paesaggio quasi lunare, quello delle biancane e dei terreni calanchivi, che ritroviamo anche nelle famose bad lands statunitensi (“terre maledette”), che caratterizzano le zone aride del South Dakota, del Nebraska e del Wyoming. Uno su tutti, forse il più spettacolare, è il Bedlands National Park (Dakota), tra i fiumi Cheyenne e White, dove è anche possibile osservare splendidi esemplari di bisonte, animale caratteristico della zona, e terra di indiani Sioux.

Questi luoghi d’indiscussa ispirazione, anche un po’ stranianti, hanno ispirato registi e scrittori, come ad esempio Carlo Levi, che passò il confino ad Aliano in Basilicata, raccontandone anche il paesaggio nel suo celebre Cristo si è fermato ad Eboli. A lui, che descrive i calanchi come una distesa di «argille aride, ondulanti nel sole a perdita d'occhio» è dedicato l’omonimo Parco Letterario, un sito in cui sono promossi eventi e weekend all’insegna di un “turismo lento”. Aliano, grazie alla sua eredità storico-paesaggistica, ha potuto proporre la sua candidatura come Capitale Italiana della Cultura 2024, posto recentemente assegnato a Pesaro; tuttavia l’estrema vitalità di questo piccolo centro ci porta a riflettere su quanto valore i patrimoni paesaggistici e culturali possano apportare alla società: dobbiamo prendercene cura!