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Grotta

Scritto da Beatrice Palazzoni | 22-lug-2021 7.36.13

Se vi è mai capitato di leggere in lingua inglese la guida turistica di un parco naturale o di un’isola, potreste aver incontrato sul vostro percorso esplorativo la parola grotto, ad indicare “una cavità in roccia”. Potete trovarne anche di artificiali in un giardino, all'interno di un edificio o nei centri commerciali sotto Natale: il cosiddetto Santa’s grotto è il tipico posto – presente anche in molti film americani – in cui un uomo travestito da Babbo Natale ascolta i desideri dei bambini seduti sulle sue ginocchia.

Grotto è in effetti un’italianissima variante del più diffuso grotta, che alcuni italiani però utilizzano con il differente significato di “burrone, dirupo, roccia scoscesa”. Lo hanno già fatto in passato Dante e Boccaccio e, tuttora, a Bologna e dintorni (in dialetto grot), in Lunigiana e nelle province toscane di Grosseto, Pisa e Pistoia. È interessante notare che il termine grotta/grotto condivide la sua storia etimologica con la parola cripta, perché entrambe derivano dal greco crypta (dal verbo kryptein “nascondersi”), usato nel linguaggio architettonico per indicare un “ambiente coperto e sotterraneo”, come una cappella o un luogo di sepoltura. Una curiosità è che vari ambienti dell’antica Roma, come i sotterranei della Domus aurea di Nerone o le catacombe, venivano anche chiamati “le grotte” ed è per via di questo nome che oggi chiamiamo grottesche le decorazioni parietali fantastiche con mascheroni, meduse, foglie, ecc. realizzate nel Rinascimento, su ispirazione dei resti delle pitture che si trovavano in quelle stanze. Anche l’aggettivo grottesco “strano, bizzarro” è da considerarsi comunque strettamente connesso alle pitture di cui abbiamo parlato, per il suo indicare, dapprima, queste opere d’arte, e poi, figure grottesche e opere teatrali grottesche cioè “comiche e paradossali”. Grande variabilità riguarda il vocabolo grotta dal punto di vista della pronuncia (gròtta o grótta): la forma etimologica è quella con la ó, diffusa nel Lazio e in Campania mentre, generalmente, viene pronunciata con la ò in tutto il versante adriatico (Marche, Abruzzo, Puglia). In Calabria, Sicilia e Sardegna sembra invece prevalere la forma grutta.

Nel campo scientifico, ricordiamo che la disciplina che studia gli ambienti più vicini al cuore della terra è la speleologia “scienza che studia le caverne, le spelonche”, in cui possiamo ammirare paesaggi particolarissimi, popolati da stalattiti “formazioni minerarie che pendono dal soffitto delle grotte” e stalagmiti “formazioni calcaree basate a terra”. L’intera penisola italiana è ricca di questi tesori nascosti da Nord a Sud. Tra questi, il Touring Club Italiano ha indicato 10 luoghi da non perdere: la Grotta di Bossea in Piemonte, dove troviamo anche uno scheletro di orso preistorico; le Grotte di Toirano (Liguria); il Bus di Tacoi “buco dei gracchi” (Lombardia), visitabile con un impegnativo percorso di sei ore; la Grotta Gigante (Friuli Venezia Giulia), che rappresenta la cavità turistica più grande al mondo; la Grotta del Vento (Toscana); le Grotte di Frasassi (Marche), ricche di laghetti sotterranei; le Grotte di Pastena (Lazio), terminanti con una cascata; le Grotte di Pertosa Auletta (Campania) a cui inizialmente si accede in barca; le Grotte di Castellana (Puglia), in cui spesso si svolgono rappresentazioni della Commedia dantesca e, infine, la Grotta di Su Mannu (Sardegna), in cui in passato era presente un tempio nuragico ipogeo. Insomma, di meraviglie sotterranee ne abbiamo da vendere!