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Isole della fantasia

Scritto da A cura di Lucilla Pizzoli | 25-apr-2023 9.08.00

Chi di noi, da bambino, non ha mai desiderato salpare su un vascello alla ricerca dell’isola del tesoro? Si tratta di un luogo di fantasia che prende ispirazione dal romanzo Treasure Island, scritto dal britannico Robert Louis Stevenson nel 1883, durante un soggiorno nelle Highlands scozzesi. Dagli scritti autografi di Stevenson, sappiamo che l’idea nacque grazie all’osservazione del fratello che stava dipingendo ad acquerello la mappa di un’isola: a poco a poco i due inventarono i nomi più bizzarri per indicarne le varie parti, segnarono con una “x” il luogo del tesoro e iniziarono a costruire una storia così avvincente da essere pubblicata a puntate su un giornale dell’epoca!


L’isola del tesoro non è l’unico esempio di isola immaginaria della letteratura: pensiamo ad esempio a Laputa, l’isola volante descritta da Jonathan Swift ne I viaggi di Gulliver. Laputa è l’isola che Gulliver incontra nel suo terzo viaggio e sulla quale vivono strampalati scienziati di tutti i generi (astronomi, matematici, fisici, musicisti) assieme ai loro servitori. C’è, ad esempio, chi cerca di estrarre raggi solari dalle zucche e chi invece prova a costruire case a partire dal tetto… insomma, un concentrato di assurdità tramite cui fare velatamente satira sulla società di allora. Un’altra isola tanto celebre quanto irreale è Atlantide, terra che la leggenda della classicità ha sempre collocato nell’Oceano Atlantico, e di cui per la prima volta parla Platone nelle sue opere Timeo e Crizia. Si narra che fosse abitata da un popolo guerriero, e che questo fu sconfitto dai greci quando tentò di conquistare l’Europa e l’Asia; sarebbe poi scomparsa insieme ai suoi abitanti in circostanze misteriose, inabissandosi nelle acque marine senza lasciare tracce. I paleogeografi contemporanei hanno preso in prestito il nome di Atlantide per indicare un ipotetico continente, ora sommerso, che avrebbe occupato in epoca remotissima – senz’altro prima dell’arrivo dell’uomo – l’Atlantico settentrionale (e di cui, forse, faceva parte l’attuale Groenlandia). Secondo altri ricercatori, invece, quest’isola sarebbe esistita realmente, facendo parte della Spagna meridionale o della Tunisia… chissà se riusciremo mai a scoprire la verità? Passando, poi, al mondo dell’aldilà, non possiamo non citare le Isole dei Beati o Isole Fortunate (in greco makárōn nêsoi) ossia le isole mitiche, ai confini del mondo allora conosciuto, che secondo la letteratura classica (ad es. Esiodo) erano destinate dagli dèi ad alcuni eroi. Queste isole avrebbero avuto una vegetazione lussureggiante e, su di esse, non sarebbero esistiti lavoro o invecchiamento. Alcuni studiosi, a partire dalle descrizioni di Plinio il Vecchio e altri autori, le hanno identificate nelle Canarie, ma l’ipotesi non è ritenuta valida da tutti.

Le Isole Fortunate ci danno il là per ricordare un modo di dire piuttosto frequente, ossia essere un’isola felice. Usiamo correntemente quest’espressione per indicare un luogo positivo e protetto, spesso collocato in una realtà in netto contrasto, ad esempio, in una periferia degradata una biblioteca può essere un’isola felice. E voi avete la vostra di isola felice?