L’ondata di calore che sta affliggendo l’Italia così come il resto del mondo in questi giorni, è un grido di allarme che il nostro pianeta sta inviando e che non possiamo più ignorare. Tuttavia l’anomalia non consiste tanto in un evento eccezionale come quello che stiamo vivendo (e ne abbiamo visti diversi altri nel nostro paese solo quest’anno: la siccità, la mancanza di neve sui ghiacciai, le precipitazioni estreme, solo per dirne alcuni), quanto nell’aumento costante della temperatura terrestre che è stato osservato dagli scienziati negli ultimi anni. È per questo che è possibile dire che c’è stato un cambiamento in senso peggiorativo del clima globale (con la parola “clima” ci si riferisce, infatti, all’insieme delle condizioni atmosferiche che si registrano in un periodo di tempo lungo in una regione vasta della superficie della terra), dato non solo provato dalla scienza, ma oramai anche accettato dai governi della maggior parte dei paesi del mondo.
Sappiamo inoltre che il riscaldamento globale provoca a cascata una serie di ripercussioni non solo sul mondo naturale (distruzione di habitat animali, estinzioni di massa) ma anche sugli esseri umani (inabitabilità di alcune zone, non coltivabilità dei terreni agricoli) con conseguenze devastati per l’equilibrio della vita sulla terra per come l’abbiamo conosciuta finora.
Non è questa la sede per proporre analisi dettagliate sulla questione, tuttavia riteniamo sia dovere di ognuno ad oggi informarsi e fare quanto possibile per evitare che la situazione peggiori ulteriormente. Per esempio cominciando ad ascoltare gli esperti.
Tra questi, uno dei più autorevoli è senza ombra di dubbio il naturalista britannico David Attenborough, pioniere della divulgazione scientifica in tv oggi novantasettenne, che da anni ormai denuncia la criticità della situazione attuale.
Attenborough non si limita a presentare gli effetti già visibili del riscaldamento globale e gli studi scientifici sulle prospettive future in caso non si prendano provvedimenti per contenerlo, ma fornisce anche le soluzioni che l’umanità dovrebbe adottare, sfruttando la tecnologia e quindi senza un ritorno al passato.
Tali proposte sono illustrate in maniera chiara ed esaustiva nel documentario del 2020 “Una vita sul nostro pianeta”, da lui stesso definito come una “testimonianza”. Nella seconda parte di questo, Attenborough elenca le quattro misure necessarie ad invertire la rotta: fermare la crescita demografica che è stata esponenziale nell’ultimo secolo, anche grazie alla scolarizzazione, garantendo un tenore di vita migliore per tutti; abbandonare il ricorso ai combustibili fossili, producendo energia solo da fonti rinnovabili provenienti da sole, vento, acqua e geotermia; proteggere i mari promuovendo lo sfruttamento sostenibile delle risorse marine, vietando delle aree alla pesca e permettendo così agli ecosistemi di ristabilirsi e rifiorire; limitare le coltivazioni e fare posto alla natura selvaggia, innanzitutto passando ad una dieta su base vegetale, che è il modo più rapido ed efficace per liberare i terreni dall’occupazione umana.
Quest’ultimo punto è davvero fondamentale: per mantenere l’equilibrio che ha permesso alla vita sulla terra per così come la conosciamo di prosperare, è necessario che la natura si riprenda il più possibile i suoi spazi. Per questo motivo, l’approvazione da parte del Parlamento Europeo della “Nature Restoration Law” lo scorso 12 luglio, può considerarsi cruciale. Essa infatti ha l’obiettivo di ripristinare almeno il 20% del territorio terrestre e marino entro il 2030 e tutti gli ecosistemi entro il 2050, obbligando i singoli paesi ad adottare misure per proteggere e aumentare la biodiversità, al fine di avere un territorio più sicuro, città più verdi, salutari e accoglienti.
Il presente sta lanciando un grido di allarme: speriamo di essere in grado di ascoltarlo per prospettare il nostro futuro.