La Sardegna ne ha oltre seimila e ne va estremamente fiera, forte della loro unicità. Non si tratta di splendide spiagge lambite dal mare cristallino, ma di antichissime costruzioni fortificate, risalenti addirittura al II millennio a.C.: i nuraghi, un bene archeologico da riscoprire e preservare!
In particolare, si tratta di tipiche “torrette” in pietra di forma tronco-conica (ad uno o più ambienti interni) e coperte generalmente da una volta a tholos, ossia realizzata sovrapponendo le pietre in giri via via più stretti fino ad arrivare a chiusura, senza l'utilizzo di calce o altri leganti. Della funzione dei nuraghi ancora non si è certi, e negli ultimi anni si sta rivelando fondamentale lo studio dei circa 300 esemplari più antichi e di forma “a corridoio”. Ovviamente nel corso del tempo si sono formulate le ipotesi più varie: c’è chi dice che fossero delle residenze, chi invece li considera degli osservatori astronomici e chi – la maggior parte degli studiosi, in realtà – è convinto che si tratti di fortificazioni militari. L’architetto Franco Laner, poi, ne ha proposta invece la polivalenza: perché, in effetti, dovremmo costringere questi manufatti in una funzione precisa?
Anche la parola nuraghe, d’altronde, non ha una spiegazione condivisa: i più la indicano come voce preromana, formata dalla radice nur- “cavità o mucchio” (in linea, forse, con il latino murum) e il suffisso -ake, individuabile nelle sue diverse varianti (nuraghe/-s runaghe/-s in logudorese, o nuraxi/-s campidanese, nuragu/-i in sassarese, naracu/-i in gallurese).
Se pensate che nulla possa battere il fascino preistorico di Stonhenge, forse ancora non conoscete bene la Sardegna e la sua civiltà nuragica. Si stima infatti che questa popolazione risalga nel neolitico e che sia vissuta tra l’età del bronzo e, in alcune zone, il VI secolo d.C., fino al declino dovuto agli scontri con Cartagine e con i romani. Dei nuragici non ci restano soltanto i nuraghi, ma anche altri monumenti megalitici (ossia formati da enormi pietre), che avevano spesso una funzione funeraria. Passiamo infatti dai dolmen, come quello di Sa Covaccada (Sassari), alle tombe dei giganti (tumbas de sos mannos, in sardo) che sono a forma di tumulo ma presentano un caratteristico semicerchio di lunghe pietre piantate nel terreno. Proseguiamo la nostra scoperta con i templi dell’acqua sacra e le antichissime sculture dei giganti di Mont’e Prama che rappresentano guerrieri e pugili scolpiti in blocchi di pietra alti circa due metri e mezzo.
L’unicità della civiltà nuragica è stata riconosciuta internazionalmente dall’UNESCO, che nel 1997 ha inserito nella World Heritage List, in rappresentanza del più vasto fenomeno, il villaggio nuragico di Su Nuraxi di Barumini, ma che nel 2021 ha esteso il riconoscimento a 30 aree archeologiche, testimoni di un eccezionale genio creativo umano e di un’importante fase della storia della nostra civiltà. Insomma, vi abbiamo convinti ad abbandonare per un po’ sabbia e ombrelloni per lasciare spazio all’esploratore che c’è in voi?