Una vacanza che si rispetti prevede numerose soste in punti panoramici, che spesso si trovano su un’altura, un punto privilegiato capace di donarci una vista sconfinata sull’orizzonte e sulla bellezza delle nostre terre.
Potremmo dire che il panorama ci attrae con una forza magnetica, che ce lo andiamo a cercare d’istinto percorrendo anche strade faticose, sia che ci troviamo in città (magari salendo su un campanile o su una cupola) sia che siamo immersi nella natura, come la vista dalle montagne o da una scogliera a picco sul mare.
Ma perché tutta questa voglia di abbracciare con lo sguardo il paesaggio? Forse la risposta è che ci fa emozionare, rilassare e riflettere, regalandoci un respiro d’immensità. Attingendo ai padri della letteratura italiana, ne ritroviamo un poetico assaggio nella famosa Ascesa al Monte Ventoso di Francesco Petrarca (1336), in cui l’autore si “volge d’attorno”, “a destra”, “a sinistra”, “sotto i suoi occhi”, per descrivere a Dionigi da San Sepolcro “le regioni italiane, dove più tende il suo animo”, e tutto ciò che le circonda.
Fu il pittore britannico Robert Barker a coniare nel 1792 la parola panorama unendo i due vocaboli greci pan “tutto” e orama “vista”, per indicare una “visione a 360°”, denominata anche cyclorama. Barker fu infatti il primo ad inventare quest’attrazione di enorme successo, consistente in lunghissime vedute cittadine posizionate su una superficie cilindrica che il pubblico poteva osservare dal centro avendo l’illusione di esserne realmente immerso. Nacque così il concetto di panorama. La prima raffigurazione pubblica avvenne a Londra e mostrava una dettagliatissima veduta di Edimburgo, intitolata “La nature a coup d’oeil” (celebri anche il Panorama di J.M. Sattler custodito al Salzburg Museum e quello di H. W. Mesdag raffigurante l’Aia e completato nel 1881). Per tutto l’Ottocento si diffusero in Europa e negli Stati Uniti d’America dei veri e propri edifici cilindrici realizzati appositamente per esporre i panorama e queste opere d’arte iniziarono a raffigurare non solo paesaggi ma anche famose battaglie (es. Il cyclorama della battaglia di Atlanta in Georgia); la “visione dell’intorno” ebbe vita fino all’inizio del Novecento, quando il cinema rivoluzionò l’intero sistema d’intrattenimento di massa.
Oggi utilizziamo il temine panorama in varie locuzioni in qualità di aggettivo. Ad esempio, una strada panoramica è generalmente “un percorso scenografico che attraversa il paesaggio locale”: una sinuosa scogliera, un’altalenante distesa collinare o un versante montuoso; un punto panoramico, invece, è spesso “una piattaforma turistica soprelevata, naturale (un’altura) o artificiale (un terrazzamento ma anche un grattacielo), da cui è possibile osservare a tutto tondo il paesaggio”.
L’espressione fare/tracciare una panoramica indica “un resoconto sommario di una situazione” (es. tracciare una panoramica degli eventi storici salienti accaduti in un determinato anno). Per lo stesso motivo è frequente utilizzare la parola panorama quando vogliamo indicare “l’insieme di elementi o caratteristiche di un momento storico o culturale” (es. Il panorama letterario; il panorama scientifico; il panorama socio-economico ecc.).