Dante Blog

Questa casa non è un albergo!

Scritto da A cura di Lucilla Pizzoli | 27-set-2022 8.18.00

 Chissà quante volte abbiamo sentito litigare genitori e figli adolescenti a suon di: “questa casa non è un albergo!”. Effettivamente, anche l’etimologia giunge a soccorso di madri e padri disperati per ricordarci che, mentre la casa rievoca le “umili abitazioni” di un mondo che ancora parlava latino, l’albergo affonda le sue radici nel gotico *haribergo, per indicare originariamente un “alloggiamento militare”, evolutosi col tempo nell’“abitazione di persone in transito”.


 

La parola casa dunque, a differenza dell’albergo, non è un luogo dove sentirsi di passaggio ma rappresenta un posto stabile e sicuro, dove custodire i momenti di vita più privati. Chi consideriamo di casa, infatti, sono “le persone con cui abbiamo maggiore confidenza”, mentre invitiamo con un po’ di sarcasmo a fare come se fosse a casa propria chi “si prende un po’ troppa libertà”. Durante un dibattito informale, poi, potrebbe venirci spontaneo introdurre con un a casa mia… una “verità universalmente riconosciuta che l’interlocutore sembra ignorare”.
A volte, come sinonimo di casa, ci imbattiamo nel termine dimora: una parola dal sapore antiquato e letterario. Già Dante lo usava per indicare “il luogo in cui si abita”, ma è interessante sapere che, derivando dal verbo latino morari “indugiare” (preceduto rafforzativo de-) porta con sé il ricordo del significato originario di “indecisione sul trattenersi o meno in un posto”, mentre il verbo abitare (da cui abbiamo il sostantivo abitazione) è molto più diretto e meno poetico: provenendo dal latino habere “possedere” testimonia l’idea di una “permanenza duratura”. 
Nel mondo esistono tanti tipi di case tradizionali, diverse dai modelli occidentali di villetta, palazzina o grattacielo; basti pensare alla yurta dei nomadi dell’Asia centrale, nata come tenda circolare ricoperta di pelli e smontabile che oggi ha anche le sue versioni permanenti; agli igloo costruiti con blocchi di neve, che troviamo ancora come rifugi temporanei sull’isola canadese di Baffin, o alle rondavel dell’Africa meridionale, costruite con materiali naturali. Tutte queste abitazioni rispecchiano la necessità umana di essere protetto e accolto, innanzitutto. Una volta al sicuro, l’uomo può spaziare con la creatività, donando un valore sia concettuale che funzionale all’aspetto delle proprie dimore e, nel corso dei secoli, non si può dire che non si sia sbizzarrito! Tra quelle più sorprendenti degli ultimi decenni, possiamo ricordare l’austriaca Haus Steht Kopf “Casa capovolta” in cui le fondamenta guardano il cielo e il tetto è conficcato a terra; l’Heliodome o “casa solare bioclimatica” costruita in Alsazia da Heric Wasser o la House Na di Sou Fujimoto, una casa integralmente trasparente costruita a Tokyo nel 2011. Tornando alle palazzine a cui siamo più abituati, non è detto che non possano conciliarsi con uno spirito creativo, basti pensare alle Hundertwassehaus di Vienna, che raccolgono 52 appartamenti diversi l’uno dall’altro e che gli stessi abitanti possono contribuire a decorare autonomamente. Insomma, è proprio il caso di dire che dalla casa si riconosce il padrone!