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La trap generation

Scritto da A cura di Lucilla Pizzoli | 30-apr-2021 7.30.00

Da vari sondaggi, come “Nuove generazioni, musica e parole dal palcoscenico” realizzato nel 2019 da Skuola.net in occasione della XIX Settimana della Lingua Italiana, emerge quanto il vocabolario giovanile attualmente attinga alla musica trap, particolarmente apprezzata dalla “generazione Z” o dei “Post-Millennials”.

 

Si tratta di un sottogenere del rap nato negli Stati Uniti d’America all’inizio degli anni 2000, il cui nome fa riferimento alle trap house, ossia edifici abbandonati diventati luoghi di spaccio; i giovanissimi si sentono rappresentati da questo fenomeno musicale perché trasgressivo e esagerato, simbolo di protesta che osanna la criminalità, la bella vita e i soldi facili. Dal punto di vista stilistico, la musica trap è caratterizzata da rime, assonanze e figure retoriche montate su basi elettroniche ricche di bassi e virtuosismi. Ritroviamo le parole della trap non solo nelle conversazioni tra amici, ma anche nelle citazioni sui social e nelle dediche d’amore.

Per citare solo alcune tra le espressioni trap più diffuse tra i giovanissimi italiani, vediamo i termini bufu, snitch, eskere (Varianti: esketit, esghere, lesghere, sghere), tutti con un rimando diretto all’angloamericano. Bufu è un termine spregiativo che identifica un insulto generico, più o meno grave, in frasi del tipo “sei un bufu”, cioè “sei uno stupido, un buono a nulla”. Questa parola è in realtà l’acronimo dell’espressione angloamericana By Us Fuck You (BUFU), frequente nella trap.

ho le tasche pesanti ma sto alto come un colibrì
stupido rapper bufu vieni a casa ad uccidermi
Sick Side – In Giro Con I Miei Cani (2018)

Snitch deriva dall’americano to snitch on ossia “denunciare un reato” e significa “essere una spia”, “un infame”.

Non voglio snitch nel gang
Stiamo pensando al cash
Tutti gli sbagli li sto pagando
FSK Satellite, DrefGold - SNITCH E IMPICCI (2020)

Entrambi questi termini descrivono gli antagonisti, gli estranei alla comunità di appartenenza, che non è più né comitiva né gruppo ma la gang, i fra, i bro (fratelli).
Eskere è un’esclamazione usata come saluto tra amici o per esprimere consenso, riduzione della locuzione inglese “let’s get it” ossia “facciamoli (i soldi)!”

faccio skrt, skrt, skrt, quando c’è la polizia (eskere)
corro da Gucci dopo che ho mescolato in cucina (yah)
e faccio bling, bling, bling, quando sto con la gang (eskere)
Dark Polo Gang – Tic Tac (2017)

Si tratta di una sorta di moderno daje che allude però ad un’ambizione di potere, di scalata sociale e riscatto, che non vuole tanto distruggere il sistema ma piuttosto conquistarlo, a colpi di visualizzazioni su Youtube.

La canzone della settimana
I The Rokes sono un gruppo beat inglese nato negli anni Sessanta. Dopo essere stati notati a Roma da Teddy Reno (allora manager di Rita Pavone), i quattro ragazzi hanno iniziato a cantare anche in italiano, riscuotendo un enorme successo, grazie al tipico accento british e ad alcuni testi scritti da Mogol, come Ma che colpa abbiamo noi (versione in italiano di Cheryl's Going Home di Bob Lind), che ottenne il primato nella classifica delle vendite di 45 giri del 1966.
La canzone è un vero e proprio manifesto dello scontro generazionale tra padri e figli, insegnanti e studenti. Possiamo individuare nel testo gli elementi di questo conflitto nella ripetuta contrapposizione tra i pronomi noi e voi, nell’espressione mondo vecchio e nelle frasi non pensiamo come voi, noi non siamo come voi. D’altra parte, anche le parole disprezzo e colpa sono spie di questo sentire comune e il verbo spiegateci è un’allusione provocatoria al tono paternalistico generalmente rivolto ai giovani.

Che colpa abbiamo noi
La notte cade su di noi
La pioggia cade su di noi
La gente non sorride più
Vediamo un mondo vecchio che
Ci sta crollando addosso ormai
Ma che colpa abbiamo noi

Sarà una bella società
Fondata sulla libertà
Però spiegateci perché
Se non pensiamo come voi
Ci disprezzate come mai
Ma che colpa abbiamo noi

E se noi non siamo come voi
E se noi non siamo come voi
E se noi non siamo come voi
Una ragione forse c'è
E se non la sapete voi (Oh, yeah)
E se non la sapete voi
Ma che colpa abbiamo noi (Oh, yeah)
Che colpa abbiamo noi (Ooh-ooh, oh yeah)
Che colpa abbiamo noi
FONTE
Autori Bob Lind – Mogol, 1966