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Villa

Scritto da Beatrice Palazzoni | 20-mag-2021 7.00.00

Tra le parole italiane più diffuse all’estero c’è sicuramente il termine villa, che attualmente indica un’elegante abitazione unifamiliare, spesso con un giardino o un parco, situata in campagna o in un luogo adatto a trascorrervi un periodo di vacanza.

L'Associazione Dimore Storiche Italiane ne riunisce e tutela molte, dislocate in ogni regione della penisola, visitabili e spesso sedi di eventi di prestigio. Villa Adriana e Villa d’Este a Tivoli, le ventiquattro ville del Palladio in Veneto e le dodici ville medicee in Toscana fanno parte dei Siti UNESCO Italia, Patrimonio Mondiale dell’umanità. Alcuni parchi delle ville appartenenti a famiglie nobili e situate in città, come Villa Borghese, Villa Ada o Villa Doria Pamphilj a Roma (tenute di caccia dell’aristocrazia romana), oggi sono degli spazi pubblici dove i cittadini possono trascorrere delle ore di tranquillità, immersi nel verde.

La parola villa deriva dall’omonimo termine latino villa(m), che indicava la campagna, un podere o un villaggio, tanto che nel latino tardo il villanu(m) (e dal Trecento anche il vìllico) era l’abitante della villa, ossia il contadino o l’uomo di umili origini. Il termine villano ha poi acquisito nel tempo un’accezione negativa connessa al comportamento, indicando una persona che non conosce le buone maniere.

Di seguito due passi danteschi, in cui vediamo in uso la parola villa per indicare “l’uomo di campagna” e l’aggettivo villano con il significato di “rude”:

Maggiore aperta molte volte impruna/ con una forcatella di sue spine/ l’uom de la villa quando l’uva imbruna [...]
(Divina Commedia, Purg. IV)

[...] quando [madonna] va per via, Gitta nei cor villani Amore un gelo, Per che onne lor pensiero aggiaccia e père [...]
(La vita nova, Donne ch’avete intelletto d’amore)

Ecco invece un esempio boccaccesco dell’uso del termine villa per indicare un borgo o un villaggio:
[...] dopo più giorni essi pervennero a una villa la quale non era troppo riccamente fornita d’alberghi.
(Decameron, II giornata, novella III)

Ritroviamo tutt’oggi questo primario significato di “villaggio” in molti toponimi (ossia nomi di luoghi) italiani, come Villabate (Sicilia), Villasimius (Sardegna) Villanova (d’Asti, di Camposanpiero, Monteleone, ecc.) o Villar Dora, Villar San Costanzo e Villaretto (Piemonte) in cui il termine Villar deriva dall’aggettivo latino villaris. Sempre per questo motivo sono diffusi da nord a sud Italia i toponimi Francavilla (Francavilla Fontana, al Mare, In Sinni, Agnitola, ecc.) o Villafranca (Tirrena, Padovana, in Lunigiana, d’Asti, Sicula, ecc.), che indicavano dei villaggi che nel medioevo godevano di particolari privilegi concessi dai feudatari o dai re.

Tra i derivati della parola villa di certo il più piacevole è il verbo villeggiare, in uso dal Cinquecento con il significato originario di trascorrere un periodo di vacanza in villa, estesosi poi ad indicare — assieme al sostantivo villeggiatura — un generico periodo di riposo e svago in una località adatta.

In foto: Villa Pisani (Stra)