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Gō Nagai (Giappone)

Scritto da Chiara Barbato | 18-mag-2021 17.29.45

Kiyoshi Nagai, meglio noto come Gō Nagai, non ha mai fatto mistero della sua passione per Dante. In più occasioni il mangaka giapponese ha confessato come i suoi super robots e altre sue “ibride” creature, disegnati al principio degli anni Settanta e trasferiti nei decenni successivi sui piccoli schermi di tutto il mondo, siano scaturiti dal proprio incontro adolescenziale con la Divina Commedia: da Mazinga a Jeeg robot d’acciaio a Goldrake, fino al Mao Dante e al Devilman delle omonime serie stampate e tv, liberamente ispirate alle celebri illustrazioni di Dorè per l’Inferno.
Già in queste storie, ambientate in universi che alternano scenari mitologici e atmosfere fantascientifiche, Gō Nagai ha trattato tematiche ricorrenti, antiche come il mondo: la lotta tra il bene e il male, lo scontro tra il passato e la contemporaneità, il dualismo tra la fragilità e l’eroismo, entrambi annidati nei recessi dell’animo umano. Perfino il ricorso alla violenza e all’erotismo, così caratteristici della sua espressione grafica incisiva e “antigraziosa”, sono da intendersi in senso catartico e dunque dichiaratamente allegorico, come nella migliore tradizione narrativa.
La più diretta esplorazione di Gō Nagai del mondo dantesco arriva tuttavia negli anni Novanta, con la realizzazione di una vera e propria Commedia a fumetto, pubblicata in tre volumi da Kōdansha tra il 1994 e il 1995 e apparsa per la prima volta in Italia tra il 2006 e il 2007. Il volto che campeggia sulla copertina della versione omnibus dell’opera, edita da J-Pop nel 2019, vale più di ogni altro commento: Gō Nagai, con la disinvoltura e la semplicità propria del genio, ha trasferito i personaggi, le storie, lo spirito dell’opera dell’Alighieri al linguaggio, all’estetica e alla sfera emozionale dei manga. E si ha l’impressione che l’intreccio tra le vicende e i protagonisti del capolavoro del Sommo Poeta e l’“arrangiamento” grafico del disegnatore nipponico abbia meno a che vedere con il successo pop di cui gode ultimamente la figura di Dante che non con le segrete e imprevedibili connessioni che corrono a volte tra spiriti molto distanti nello spazio e nel tempo.