Una vita più sostenibile, umana e naturale, via dalla pazza folla e dai frenetici ritmi urbani. Molti l’hanno sognato, ma pochi l’hanno fatto per davvero. Svuotare le città e spostarsi tutti in campagna non sarebbe possibile, ma il modello reso celebre dalle “comuni” hippie ha un suo fascino. Già l’Utopia di Thomas More (1516) sognava una città perfetta, animata da spirito egalitario. Ancor prima, nel Medioevo, si chiamavano “communalia” le parti di territorio aperte a tutti per usi di pascolo, coltivazione o legnatico. Oggi, sono i comuni (sostantivo) ad amministrare i diritti comuni (aggettivo) a tutti i cittadini e troviamo uno spirito di proprietà collettiva più ampio in gruppi come quello senese di Bagnaia. Nel 1979, ad Ancaiano, un casolare e i suoi terreni furono occupati e ripristinati. La proprietà è arrivata per usucapione ed è condivisa tramite un’associazione. Nello spirito ideale dei suoi fondatori, Bagnaia respinge il consumismo e molti aderenti hanno contribuito con le loro proprietà. Autosufficienza alimentare, condivisione e sostenibilità animano anche il “Popolo degli Elfi”, ecovillaggio del Mugello fondato nel 1980. Gli Elfi sono nella cronaca recente per la storia del piccolo Nicola, ritrovato sano e salvo dopo essersi perso nei boschi per più di 24 e da solo. È dunque ragionevole parlare dell’utopia della condivisione ma anche di quanto ci vuole per ridurre l’impatto ambientale al minimo assoluto: le abitazioni degli Elfi, per esempio, sono prive di elettricità e acqua corrente. L’autosufficienza richiede un lavoro ininterrotto, perché la cura dei campi e del bestiame non prevede “vacanze” e non è comodo raccogliere l’acqua per lavarsi e cucinare. Bisogna poi misurarsi con i ritmi della natura se, per alzarsi al canto del gallo, è necessario andare a dormire con le galline.