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I luoghi naturali nella Commedia

Scritto da Aldina Giulia Villari | 20-ott-2023 9.00.00

Del rapporto tra il Sommo Poeta e la natura, come su tutto il resto, si è già detto molto anche in tempi recenti. D’altronde, il viaggio oltremondano di Dante è tutto racchiuso all’interno di una cornice naturale, se è nostra intenzione comprendere all'interno di questa anche l’orizzonte astronomico in cui si trova il Paradiso.  
A partire dal luogo in cui il poeta si trova all’inizio del poema ovviamente, che esprime un insieme complesso di significati simbolici: la selva oscura. 

Nel mezzo del cammin di nostra vita 
mi ritrovai per una selva oscura, 
ché la diritta via era smarrita. 

(Inferno, canto I, vv. 1-3) 

Un altro bosco oscuro si trova ancora nell’Inferno, nel secondo girone del settimo cerchio, dove sono puniti coloro che sono stati violenti contro sé stessi. È il celebre episodio dell’incontro con Pier Delle Vigne, consigliere dell’imperatore Federico II, accusato di tradimento nel 1249. La natura è qui particolarmente inquietante, deformata, simbolo dell'assoluta anormalità dell’atto del suicidio: 

Non era ancor di là Nesso arrivato, 
quando noi ci mettemmo per un bosco 
che da neun sentiero era segnato

Non fronda verde, ma di color fosco; 
non rami schietti, ma nodosi e ’nvolti; 
non pomi v’eran, ma stecchi con tòsco. 
 
Non han sì aspri sterpi né sì folti 
quelle fiere selvagge che ’n odio hanno 
tra Cecina e Corneto i luoghi cólti. 

(Inferno, canto XIII, vv. 1-9) 

Il corpo contro cui questi dannati sono stati violenti e che, diversamente dalle altre anime, non recupereranno al momento del Giudizio Universale, è trasformato in uno sterpo secco all’interno del quale scorre sangue: 

Come d’un stizzo verde ch’arso sia 
da l’un de’ capi, che da l’altro geme 
e cigola per vento che va via, 
 
sì de la scheggia rotta usciva insieme 
parole e sangue; ond’io lasciai la cima 
cadere, e stetti come l’uom che teme. 

 (Inferno, canto XIII, vv. 40-45) 

 La natura si fa decisamente più dolce e accogliente all’ingresso del Purgatorio: Virgilio e Dante rivedono il cielo, è l’alba, c’è il mare. Nella magnifica descrizione di apertura del primo canto, il poeta ci immerge in un luogo tutto di colore azzurro tenue: 

Dolce color d’orïental zaffiro, 
che s’accoglieva nel sereno aspetto 
del mezzo, puro infino al primo giro, 
 
a li occhi miei ricominciò diletto, 
tosto ch’io usci’ fuor de l’aura morta 
che m’avea contristati li occhi e ’l petto. 

 (Purgatorio, canto I, vv. 13-18) 

Quest’atmosfera eterea è ancora più presente nel Paradiso. Il colore predominante è qui il bianco accecante della luce del sole: 

Fatto avea di là mane e di qua sera 
tal foce, e quasi tutto era là bianco 
quello emisperio, e l’altra parte nera, 
 
quando Beatrice in sul sinistro fianco 
vidi rivolta e riguardar nel sole: 
aguglia sì non li s’affisse unquanco. 
 
E sì come secondo raggio suole 
uscir del primo e risalire in suso, 
pur come pelegrin che tornar vuole, 

 (Paradiso, canto I, vv. 43-51) 

Questi solo alcuni dei possibili esempi che mostrano come tutti i luoghi della Commedia, compresi quelli naturali, sono utilizzati da Dante come strumento di espressione poetica.