Dante Blog

I mille volti della parola scout

Scritto da A cura di Lucilla Pizzoli | 21-lug-2021 8.00.00

La parola inglese scout significa “esploratore” ma, sebbene questo termine ci rimandi immediatamente al movimento internazionale fondato nel 1924 da Robert Baden-Powell, in realtà si tratta di un vocabolo versatile, presente in numerosi altri ambiti. Pensiamo, ad esempio, all'aeronautica, branca in cui il termine scout è presente nei nomi di alcuni velivoli: durante la prima guerra mondiale, era così denominata una classe di aerei militari da ricognizione, monoposto, veloci e leggeri; mentre i cieli degli anni Sessanta videro sfrecciare i Westland Scout, diffusissimi elicotteri britannici.

Spostandosi fuori dall’orbita terrestre, in astronautica abbiamo invece i Vettori Scout, ossia una famiglia di razzi vettore progettata per lanciare in orbita attorno alla Terra dei satelliti artificiali; l’Italia li utilizzò tra il 1962 e il 1980 durante il Progetto San Marco che, in collaborazione con gli Stati Uniti d’America, ci permise di essere la quinta nazione al mondo a mettere in orbita un satellite. Nel caso di questo primo satellite San Marco 1 (al quale ne seguirono altri), gli obiettivi erano quelli di misurare la densità dell’atmosfera e di eseguire esperimenti sulla ionosfera terrestre.

Anche alcuni autoveicoli corazzati (generalmente prodotti in Gran Bretagna, Stati Uniti d’America e Australia) sono stati chiamati Scout Car e utilizzati durante la seconda guerra mondiale. Tra questi, forse, il più conosciuto è il Daimler Scout Car, altrimenti detto Dingo, che aveva compiti di esplorazione e ricognizione. Fu utilizzato per la prima volta dagli Inglesi nel 1940 in Francia e ne venne realizzata anche una versione italiana, la Lince, prodotta dalla Lancia tra il 1943 e 1944 e impiegata dalle truppe tedesche e della Repubblica di Salò. Tra le macchine civili, invece, ricordiamo il fuoristrada International Harvester Scout, prodotto tra gli anni Sessanta e Ottanta del Novecento, e che può essere considerato il precursore dei moderni SUV.

In ambito lavorativo, lo scout o talent scout è quella figura che ha il compito di individuare i talenti da collocare professionalmente in determinati settori. Ad esempio, in ambito sportivo, il talent scout è altrimenti detto “osservatore” ed è un professionista formato per valutare la qualità degli atleti durante gli allenamenti o direttamente in azione nel corso di una competizione, con l’obiettivo di far acquisire alla propria società le migliori promesse della stagione. Anche nel mondo dello spettacolo e dell’editoria si usa l’espressione talent scout per indicare chi scopre nuovi artisti, scrittori o personaggi musicali. Una seconda espressione inglese che può essere usata, in ambito lavorativo, come sinonimo di talent scout è head hunter o “cacciatore di teste”. In questo caso, parliamo di chi è incaricato di selezionare i professionisti con i curricola migliori, per le aziende che lo ingaggiano. A differenza del cosiddetto recruiter “selezionatore”, che generalmente si rivolge a persone che sono alla ricerca di un’occupazione e che spesso sono le prime a proporsi per un posto di lavoro, l’head hunter (o job hunter) si rivolge a lavoratori altamente qualificati, che hanno già maturato esperienza nel settore di appartenenza, per proporgli una nuova sfida lavorativa che comporta spesso un miglioramento della condizione di partenza. È importante non confondere l’espressione cacciatore di teste, che indica appunto un professionista del settore delle Risorse Umane incaricato di fare scouting, con tagliatore di teste. Questa seconda espressione, nell’etnologia, indica infatti un membro di alcune tribù dell’America meridionale, dell’Africa o dell’Indocina che tagliavano ed esponevano le teste dei nemici a scopo intimidatorio o rituale; mentre nel mondo del lavoro è stata assegnata a coloro che vengono incaricati di attuare un piano di licenziamenti. Osserviamo, quindi, che in entrambi i casi il mondo degli affari ha acquisito un linguaggio che fa riferimento ad un mondo selvaggio e violento, come se fosse una “giungla”. Ne troviamo una acuta rappresentazione anche nel film di Costa-Gavras Le couperet (2005), tradotto liberamente in italiano come Il cacciatore di teste: il film racconta la storia di un professionista che, dopo essere stato licenziato, diventa in qualche modo un cacciatore di teste per conoscere i potenziali concorrenti per la posizione che lui stesso vorrebbe ottenere. Non vi sveleremo il finale, ma diciamo che il protagonista riuscirà ad uscire di metafora!