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Il Dante “arcano” di Elisa Seitzinger

Scritto da Chiara Barbato | 4-mar-2022 8.40.55

A guardare il Dante di Elisa Seitzinger, ritagliato contro un vistoso fondale giallo limone, si avverte una certa sensazione di disagio. L’immagine non si allinea certamente alla retorica che qualifica di frequente il Sommo poeta - a seconda dei casi sprezzante e altezzoso, serioso o insofferente - né tanto meno ammicca alle rivisitazioni più leggere e disimpegnate della sua moderna iconografia, consegnateci dalla più recente cultura pop.
Il colorito grigiastro, il volto scarnificato, i due spilli rossi al posto degli occhi, le labbra strette e blu, le spalle pendenti e l’austero paludamento sembrano suggerire la presenza di una creatura discesa da un altro tempo e forse da un pianeta sconosciuto, custode di qualche imperscrutabile segreto. È un Dante ieratico, pontificante, esoterico, che assomma le fonti poetiche e stilistiche alle quali attinge l’illustratrice piemontese, con tutto il loro portato allegorico e metafisico: l’arte medievale sacra e cortese, le icone russe e i mosaici bizantini, i tarocchi e i bestiari, la pittura dei primitivi fiamminghi e italiani. Il personaggio esibisce infatti un’aureola nera, è circondato dalle apocalittiche lettere alfa e omega e regge due oggetti non comuni: da un lato la sagoma del monte Purgatorio, avvolta in un panno, dall’altro una lunga piuma di pavone, dotata dell’immancabile occhio e tradizionale simbolo di conoscenza e rinascita.
Non a caso Elisa Seitzinger è stata definita la “sacerdotessa” dell’illustrazione italiana e per la sua originalità si è distinta a livello internazionale: lo scorso anno ha ricevuto la doppia medaglia d’oro di Autori d’Immagini ed è stata selezionata per la mostra dell’Illustration Museum di New York, mentre nel 2018 si è classificata prima al Premio Illustri - categoria Design. L’artista si è più volte imbattuta con l’Alighieri e con la Commedia, interpretandoli secondo una chiave di lettura inedita, come nel caso di questo ritratto, esposto in occasione dell’edizione 2017 della mostra Dante Plus di Ravenna. Un po’ santo, un po' satanico e un po’ alieno, immerso in un’atmosfera tra il gotico e il fantascientifico: il pensiero dantesco, vien da supporre, è troppo grande per essere circoscritto in una definizione e in un tempo specifici, ovvero relegato agli stringenti vincoli della stessa dimensione umana.

In foto: E. Seitzinger, Dante Alighieri, 2017. Courtesy dell’Artista.