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Ma che freddo fa

Scritto da A cura di Lucilla Pizzoli | 25-mar-2022 11.00.00

Tra l’inverno e la primavera le nostre montagne, che si tratti di Alpi, Dolomiti o Appennini, s’imbiancano di neve e diventano un’attrazione amata da grandi e piccini, non solo italiani. Ci siete anche voi tra i quattro milioni di turisti che amano trascorrere una settimana di sport ad alta quota, o fate parte dei cosiddetti SLONS (“snow lovers not skier”)? In entrambi i casi, è escluso che non amiate la neve e, soprattutto, diamo per scontato che apprezziate trascorrere del tempo in baita o in malga!

Per chi non le conoscesse, si tratta di “piccole costruzioni in legno e pietra” che, nei luoghi montani più turistici, fungono anche da punto di ristoro e dimora stagionale. Molte di esse, essendo nate a supporto dell’alpeggio, ospitano ancora le greggi e i pastori al pascolo e, nonostante non ci siano studi concordi al riguardo, è possibile che la parola baita derivi dall’antico tedesco wahta “guardia”, proprio per via della sua originaria funzione di “ricovero di animali”. In epoca moderna, invece, questi luoghi hanno ispirato la costruzione dei cosiddetti chalet, ovvero “residenze borghesi private di villeggiatura”, generalmente situate in montagna o al lago, il cui nome – in svizzero romanzo – significa “capanna dei pastori” (a sua volta, derivante dalla voce preromana cala “rientranza, riparo”).

Naturalmente, non dimentichiamoci che, tra una pista e l’altra, in baita possiamo assaggiare e sorseggiare una buona quantità di prodotti locali. Il nostro tour gastronomico potrebbe iniziare con i classici canederli trentini (dal tedesco knödel “grumi”), per passare poi alla polenta (dal lat. pultem “poltiglia di farro”) con formaggio di alpeggio, il goulash (dall’ungherese gulyás “pastore”), e finire in bellezza con un bel bombardino (bevanda a base di Vov, Rum e panna). Nelle località montane più gettonate, poi, la giornata non finisce alla chiusura degli impianti di risalita, ma, una volta scesa l’ultima pista, inizia l’après-ski (dal francese “dopo sci”) che garantisce un aperitivo sulla neve a suon di musica. Se vi recate in Trentino o in alcune zone del Friuli, poi, potreste addirittura avere la fortuna di vedere indossati dai negozianti e ristoratori del luogo i costumi tradizionali, i classici drindle e lederhosen.

Insomma, questa settimana bianca si prospetta una bellissima idea per spezzare il ritmo delle intense giornate lavorative invernali e passare un po’ di tempo a contatto con natura e tradizione: ma, attenzione, sciate responsabilmente!