Per la sua natura peninsulare, la nostra bella Italia è ricca di porti, da nord a sud. Non abbiamo, infatti, solo il maestoso porto di Genova, considerato il principale per grandezza e linee di navigazione, ma anche quelli di Trieste, Ancona, Civitavecchia e Messina, solo per citarne alcuni... e anche le regioni non toccate dal mare si danno da fare sulle sponde dei laghi, come quello di Garda o il Trasimeno!
Come “spazio di mare protetto dove le navi possono sostare e compiere le operazioni di imbarco/sbarco passeggeri e merci”, sembra che i porti del Mediterraneo abbiano accolto gli impavidi navigatori greci e fenici già dall’VIII secolo a.C., per poi sviluppare un ricco traffico commerciale marittimo che vedeva in Atene, Alessandria (d’Egitto) e Ostia (l’antico porto romano) le mete principali. Nel Medioevo, poi, alcune città italiane, proprio per la loro intensa attività marittima, acquisirono prosperità economica e autonomia politica, tanto da essere nominate Repubbliche Marinare; le principali sono Amalfi, Genova, Pisa e Venezia. Queste città accolsero merci introvabili, idee innovative venute da lontano e notizie di altre terre, opponendosi ferocemente alle incursioni dei pirati. I pirati (dal verbo indoeurop. peiran “tentare di assalire”) o corsari (coloro che “corrono il mare”) non sono, infatti, dei personaggi inventati, ma erano comunità di marinai che assaltavano o affondavano le navi per scelta o costrizione (fenomeno frequente tra Sei e Settecento). Dopo la scoperta dell’America i centri portuali principali si spostarono sulle coste atlantiche e in Asia, fino al 1863 quando l’apertura del canale di Suez permise ai commerci nel Mediterraneo di raggiungere più rapidamente i porti dell’Estremo Oriente.
Ma se volessimo visitare i porti internazionali più importanti della contemporaneità, dove dovremmo dirigerci? Negli Stati Uniti d’America sicuramente a New York e San Francisco, in Asia a Yokohama per il Giappone e Hong Kong per la Cina, mentre in Europa una tappa ad Amburgo, Rotterdam, Genova e Marsiglia sarebbe d’obbligo!
Il porto è un sicuro luogo di approdo (la proda è la “riva” quindi approdare sta per “giungere alla riva”), per questo è spesso usato da scrittori e poeti per simboleggiare metaforicamente un “rifugio dalle tempeste della vita” o un “punto d’arrivo di un’impresa”. Di qui l’espressione giungere in porto vuol dire “arrivare a destinazione, terminare un’impresa”, mentre la locuzione andare in porto, si usa per indicare “qualcosa che si concretizza, che va a buon fine”. Se invece sentiamo un genitore urlare ai propri figli “questa casa è diventata un porto di mare!” non gli sta vietando di ricevere pacchi o fare spedizioni online, ma probabilmente considera che “l'ambiente sia diventato un po’ troppo movimentato per il continuo viavai di persone”.