Gli italiani che sognano il Leone d’oro

Mentre l’estate continua a regalarci lunghe giornate di sole, e le ultime pellicole della stagione vengono proiettate nelle arene estive prima che gli spettatori tornino nelle sale tradizionali, il mondo del cinema italiano e internazionale si dà appuntamento a Venezia. La mostra internazionale di arte cinematografica, promossa ogni anno dalla Biennale di Venezia, quest’anno va in scena per la sua 78a edizione.

Al Lido di Venezia e nel resto della laguna, palcoscenico imperdibile anche per marchi di moda, artisti, fotografi e stilisti per una decina di giorni, le migliori espressioni della “settima arte” si contendono le ambite statuette d’oro del leone, il simbolo di Venezia, assegnate dalla giuria. Quest'anno sono molti i registi italiani che, come ha dichiarato il direttore artistico Alberto Barbera, testimoniano per il nostro cinema “un momento di grazia, nel quale cineasti già affermati sembrano in grado esprimersi al meglio delle loro capacità, mentre altri si confermano punti di riferimento imprescindibili per il cinema di oggi e di domani”.

Nel concorso principale, infatti, troviamo i fratelli D’Innocenzo che, dopo “Favolacce” dell’anno scorso, firmano “America Latina”, Michelangelo Frammartino con il film “Il buco”, l’apprezzatissimo regista di “Lo chiamavano Jeeg Robot” Gabriele Mainetti con “Freaks Out”, Mario Martone con “Qui rido io” e Paolo Sorrentino con “È stata la mano di Dio”, entrambi arcinoti anche al pubblico internazionale dei cinefili.

Ai premi del concorso Orizzonti mirano invece gli italiani “Il paradiso del pavone” di Laura Bispuri, per la sezione lungometraggi, e “Il turno” di Chiara Marotta e Loris Giuseppe Nese per la selezione dei cortometraggi.

Si sentirà tanto parlare in italiano (le proiezioni sono tutte in lingua originale) anche nei lavori fuori-concorso di Roberto Andò, Leonardo Di Costanzo, Stefano Mordini, Augusto Contento, Roberta Lena, Luca Rea, Giuseppe Tornatore e Giorgio Verdelli.

Infine, due premi alla carriera saranno assegnati all’attrice hollywoodiana Jamie Lee Curtis e a Roberto Benigni. Il regista toscano aggiunge la preziosa statuina veneziana all’Oscar del 1999 per “La vita è bella”, ai David di Donatello e ai diversi Nastri d’argento vinti negli anni. Nelle motivazioni espresse dal direttore artistico Barbera si ricorda la lunga carriera di Benigni come attore comico e drammatico, l'impatto sul grande pubblico dei capolavori da regista e l’impegno per l’altissima divulgazione alla portata di tutti, che lo ha visto protagonista di una mirabile esegesi della Divina Commedia di Dante Alighieri.

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