I versi di Dante ritrovati a Napoli

Non molto tempo fa, in questa stessa sede, avevamo ospitato Giuseppina Brunetti, professoressa di Filologia e linguistica romanza presso dell’Alma Mater Studiorum Università di Bologna e direttrice del CESBI – Centro studi Benvenuto da Imola, in merito alla scoperta dei commenti perduti alle opere di Virgilio del corrispondente di Dante Giovanni del Virgilio.
Torniamo oggi a parlare di lei e di un’altra importante scoperta da lei fatta relativa al nostro Sommo Poeta, che è stata presentata a inizio dicembre presso la sede della Società Napoletana di Storia Patria nella fortezza del Maschio Angioino.
La professoressa Brunetti – che ha incentrato i suoi studi in particolare sulla lirica italiana e occitana delle origini e sull’opera di Dante e Boccaccio – si era recata nella biblioteca della Società sulle tracce di nuovi documenti riguardanti Federico II. È così che si è imbattuta in un manoscritto trecentesco molto bello nell'impaginazione, un libro di diritto verosimilmente portato da Bologna, che cela una particolarità sorprendente: “quando il testo del commento – ha spiegato la professoressa durante la giornata di presentazione della scoperta – non basta a riempire il lato inferiore del rettangolo più grande della pagina del codice giuridico, il copista mette dei versi in volgare. Chiude, cioè, la linea del testo immaginaria e limita il lato inferiore del rettangolo con dei ghirigori o con dei versi volgari: se ho guardato bene, si tratta di dieci casi con tanti versi. In due casi però siamo molto fortunati: l'anonimo copista scrive dei versi di Dante (a carta 73 verso, a carta 75 recto e a carta 78 recto) e non dei versi della più vulgata Commedia ma versi delle rime, in particolare di antiche ballate, Per una ghirlandetta e I’ mi son pargoletta bella e nova.”
Perché tale ritrovamento appare importante nell’ambito degli studi danteschi? Poiché questi testi, ha continuato la professoressa, “come ricordò Domenico De Robertis, sono trasmessi da pochi manoscritti, il primo proprio da pochissimi, quattro, e solo da una tradizione integralmente toscana e almeno il primo tardissimo. Questo potrebbe quindi essere forse il dato più antico della tradizione. Si tratta di una scoperta importante: il manoscritto conservato a Storia Patria dimostra una circolazione antichissima bolognese non della Commedia, che è cosa nota, ma delle rime.”
In attesa degli sviluppi della ricerca, vi proponiamo la registrazione integrale della Giornata di studi “Per Federico II e non solo… Novità dalla biblioteca della Società Napoletana di Storia Patria”, tenutasi il 7 dicembre 2023.

 

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