La consecutio temporum

Tra le regole fondamentali che i testi debbono rispettare, in italiano come in tutte le altre lingue, c’è di certo l’osservanza della consecutio temporum. In altre parole, quando si formula un discorso, è necessario raccontare gli eventi per così come si sono svolti sulla linea del tempo: un proposito apparentemente ovvio ed elementare, che invece nasconde numerose insidie e causa spesso degli errori.
Per ottemperare dunque a tale obiettivo, bisogna in primo luogo concordare i tempi dei verbi, sia all’interno dei singoli periodi sia quando si legano i diversi periodi tra di loro.
Approfittiamo innanzitutto per ricordare che al modo indicativo (quello della realtà e della certezza) l’italiano permette di esprimere azioni che accadono nel presente (tempo verbale: presente), accadute in un passato lontano (tempo verbale: passato remoto) e in un passato vicino (tempo verbale: passato prossimo), che accadranno nel futuro (tempo verbale: futuro semplice), che hanno avuto una durata nel passato (tempo verbale: imperfetto), che sono avvenute prima di un’altra azione anch’essa passata (tempo verbale: trapassato prossimo), prima di un’altra azione avvenuta al passato remoto (tempo verbale: trapassato remoto) e prima di un’altra azione che avverrà in futuro (tempo verbale: futuro anteriore).
Al modo congiuntivo (quello dell’incertezza e delle emozioni), nelle frasi indipendenti, l’italiano permette di esprimere dubbi, ipotesi, desideri presenti (tempi verbali: presente e imperfetto), dubbi e ipotesi passate (tempo verbale: passato) e possibilità al passato che non si sono concretizzate (tempo verbale: trapassato).
Al modo condizionale, nelle frasi indipendenti, l’italiano permette di esprimere eventi incerti, eventi che si verificano solo ad alcune condizioni, formule di cortesia al presente (tempo verbale: presente) e al passato (tempo verbale: passato).
Affrontiamo innanzitutto il modo in cui si legano le proposizioni subordinate e le proposizioni principali, che possono essere in rapporto di contemporaneità, anteriorità e posteriorità: ovvero nella subordinata è possibile esprimere un’azione che si compie nello stesso momento della principale, che è successa prima di quella successa nella principale e che succederà dopo quella della principale.
Gli incastri possibili sono già determinati. Di seguito una lista dei casi ai quali si va più spesso incontro.
Con la principale all’indicativo presente, nella subordinata si utilizza il passato prossimo o l’indicativo imperfetto per indicare anteriorità; l’indicativo presente per indicare contemporaneità; il futuro semplice per indicare posteriorità. Se il verbo principale all’indicativo presente regge un congiuntivo, nella subordinata si utilizza il congiuntivo passato per indicare anteriorità; il congiuntivo presente per indicare contemporaneità; il futuro semplice per indicare posteriorità. Se il verbo principale è al condizionale presente, nella subordinata si utilizza il congiuntivo trapassato per indicare anteriorità; il congiuntivo imperfetto per indicare contemporaneità e posteriorità.
Con la principale ad un tempo passato del modo indicativo (imperfetto, passato remoto, passato prossimo, trapassato prossimo o trapassato remoto), nella subordinata si utilizza il trapassato prossimo per indicare anteriorità; l’indicativo imperfetto per indicare contemporaneità, il condizionale passato per indicare posteriorità. Se questo verbo regge un congiuntivo, nella subordinata si utilizza il congiuntivo trapassato per indicare anteriorità; il congiuntivo imperfetto per indicare contemporaneità; il condizionale passato per indicare posteriorità. Se il verbo principale è al condizionale passato, nella subordinata si utilizza il congiuntivo trapassato per indicare anteriorità, contemporaneità e posteriorità.
Lo stesso principio di concordanza vale per raccordare insieme più periodi, ovvero nella stesura di un testo. In altre parole, per fare un esempio, se abbiamo cominciato a scrivere un racconto all’imperfetto, dovremo attenerci a questa scelta fino alla fine.
Da quanto affrontato finora, appare dunque evidente come non sia semplice rispettare la consecutio temporum, soprattutto nella forma scritta dove è necessaria una maggiore correttezza rispetto alla comunicazione parlata. Per facilitare le cose, il nostro consiglio è di cercare quanto più possibile di utilizzare il tempo presente come tempo di base per i tutti nostri racconti.

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