A Milano è stato recentemente aperto un nuovo spazio museale dove sono raccolti ed esposti i pezzi che hanno fatto la storia del design italiano: è il Museo dell’ADI Compasso d’oro, e prende il nome dal celebre premio che fu promosso dall’Associazione del Disegno Industriale e immaginato da Gio Ponti a metà degli anni 50.
La collezione permanente si chiama “Il cucchiaio e la città”, in omaggio a una celebre citazione di Ernesto Nathan Rogers che ragionava sulle incombenze di un architetto contemporaneo, e organizza la collezione storica del Premio, ripercorrendo sei decenni di storia del disegno industriale italiano e il contributo che ha dato all’elaborazione teorica e pratica della materia.
Insieme agli oggetti – oltre 2.000 tra utensili, mezzi di trasporto, arredamento d’interno, arredo urbano e molto altro – ci sono anche le parole: la comunicazione e la letteratura hanno infatti accompagnato e raccontato la crescita del disegno industriale italiano, attraverso articoli e approfondimenti pubblicati dalle riviste del settore, tra cui Stile industria, Edilizia moderna e così via. Ci sono anche citazioni scelte dei maestri, dei critici e degli intellettuali che del design si sono interessati.
L’italiano del design, tema al quale è stata anche dedicata la Settimana della lingua italiana nel mondo (edizione del 2016) emerge da questa raccolta come una lingua che cresce, si evolve, si apre alle contaminazioni e accompagna l’innovazione tecnologica. Una lingua, quella del disegno, che tra le sue parole-chiave ne conta in parte di storiche (per esempio forma, funzione, tecnica, creatività) e in parte innovate nella loro accezione, per adattarle all’uso specifico (come funzionale, linea, profilo). Altre, infine, sono quelle acquisite dalle altre lingue (comfort, imballaggio, assemblaggio)*.
*I riferimenti linguistici si devono ai lavori di Anna Siekiera (Il design italiano. L’italiano del design, con Elena Dellapiana, e Linguaggi tecnici del Novecento: l’italiano del design)
La foto è presa da www.adi-design.org
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