La nuova lingua della sanità digitale

Le generazioni che annoverano tra le proprie fila i cosiddetti nativi digitali ci stanno dimostrando che, in ogni campo del sapere, gli strumenti tecnologici possono essere dei validissimi alleati. Il discorso vale anche per la medicina, nonostante il contatto umano e personale con il paziente sia ancora considerato non solo preponderante, ma addirittura fondamentale per la buona riuscita della terapia e della cura.


Lo stesso Ministero della Salute ha dedicato una sezione del suo sito all’e-Health “sanità digitale” per spiegare come, grazie ai fondi stanziati dal PNRR, in Italia si stia investendo nella «casa come primo luogo di cura e telemedicina». Le Linee di indirizzo nazionali sulla telemedicina (consultabili online su www.salute.gov.it), poi, approfondiscono il significato di nuovi termini quali televisita, teleconsulto, teleassistenza, telemonitoraggio, ecc. Come sappiamo, tutti questi termini sfruttano il prefissoide greco tele- per indicare delle prestazioni che si svolgono “da lontano”, ovvero “a distanza”. La distanza fisica, tuttavia, non è sinonimo di scarsa attenzione o noncuranza, tutt’altro: la possibilità per il paziente di tenersi in contatto telematico con il medico, aggiornandolo in tempo reale sull’andamento delle proprie analisi e delle terapie, rappresenta in realtà un avvicinamento senza precedenti. Si pone, infatti, l’accento sulla continuità delle cure, che non costringe i pazienti a muoversi ma porta i migliori professionisti direttamente in casa, permettendo addirittura una modalità di visita transfrontaliera, ossia di prestazioni eseguite tra due nazioni diverse.
Altri due concetti profondamente connessi all’uso delle nuove tecnologie in medicina sono quelli della medicina personalizzata e della medicina di precisione. La medicina di precisione studia i meccanismi che generano l’insorgenza di una patologia, grazia alla genomica (studio del DNA): permette quindi di prevenire delle patologie o di trattarle con il farmaco più adeguato rispetto alla predisposizione del paziente a rispondere positivamente, o meno, a quel determinato prodotto. La medicina personalizzata, invece, integra le caratteristiche genetiche del paziente con la sua storia clinica, le abitudini e il suo stile di vita, permettendo al medico di intervenire tempestivamente su una patologia. Entrambe queste discipline fanno uso dei cosiddetti big data, ossia di un’enorme quantità di dati biochimici e genetici, velocemente accessibili, relativi a milioni di persone e che riguardano l’insorgere delle patologie, l’incidenza delle stesse, la risposta a determinati trattamenti, ecc. È così diventato possibile impiegare delle analisi predittive, che addirittura predicono la probabilità di sviluppare una patologia o la risposta ai farmaci, riducendo gli effetti collaterali. Insomma, forse è proprio il caso di dire che a volte la tecnologia ci salva la vita!

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