Parole tra cielo e mare

Quello “folle” è sicuramente il più celebre di tutta la letteratura italiana. Questa sarebbe davvero una bella definizione per gli amanti dell’enigmistica, non è vero? Naturalmente, parliamo del volo di Ulisse, descritto magistralmente nel XXVI Canto dell’Inferno di Dante Alighieri, che tuttavia non ha nulla a che fare con il nostro moderno concetto di volo! Ulisse, infatti, ovviamente non si trovava su nessun aereo, né ha tantomeno provato a costruirne uno ma, mosso da un’irrefrenabile curiosità, convinse il suo equipaggio a spingere la loro nave oltre il confine del mondo allora conosciuto, rappresentato dalle Colonne d’Ercole. Questo atto di superbia gli costò caro, provocando l’ira degli dèi e il naufragio dell’imbarcazione, inghiottita dal mare. 


Ecco le terzine in cui il Poeta paragona i remi della barca alle ali di un uccello, destinato ad un volo suicida:
«e volta nostra poppa nel mattino,
de’ remi facemmo ali al folle volo,
sempre acquistando dal lato mancino.

Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto,
ché de la nova terra un turbo nacque,
e percosse del legno il primo canto.

Tre volte il fé girar con tutte l’acque;
a la quarta levar la poppa in suso
e la prora ire in giù, com’altrui piacque,

infin che ’l mar fu sovra noi richiuso».

Anche un brano di altissima letteratura come questo testimonia quanto l’intero lessico della moderna aeronautica sia profondamente legato all’antica arte della navigazione. D’altronde, un tempo si solcavano solo i mari, mentre oggi siamo in grado -non solo- di tracciare rotte nei cieli, ma anche di navigare online… ah il progresso! 

Tra i vocaboli marinareschi prestati all’aviazione, possiamo citare il verbo imbarcare/imbarcarsi che, per chi viaggia sulle acque, significa “salire o far salire qualcosa su una nave”, ma viene ugualmente utilizzato anche quando parliamo di aerei; stessa cosa vale per la carta d’imbarco, ossia “il biglietto del passeggero”. Sia sulle navi che sugli aerei, poi, si sale a bordo cioè nellospazio interno di una nave”. È interessante ricordare due espressioni che includono proprio questo termine, cioè la locuzione gente d’alto bordo e l’espressione prostituta di alto bordo. La prima indica la “gente importante e autorevole” perché in passato, con alto bordo, si intendeva un “vascello a più ponti” e quindi più potente. Nella cronaca di oggi, invece, si potrebbe definire un’escort la prostituta di alto bordo, per la sua clientela socialmente elevata.

Troviamo invece una forte differenza lessicale nei termini che descrivono la partenza e l’arrivo di navi e aerei. Se la nave infatti salpa e approda, l’aereo decolla e atterra.  Il verbo salpare, di etimologia incerta, indica il “levare le ancore tirandole a bordo”, mentre decollare deriva dal francese décoller “scollare” nel senso di “staccarsi da terra”. A proposito di quest’ultimo termine, non va confuso con l’omonimo verbo decollare di derivazione latina con il prefisso de- e il verbo collare, derivato di collum “collo”, ossia “decapitare”. Celebre, in questo caso, è La decollazione di S. Giovanni Battista, dipinta da Caravaggio nel 1608 e custodita a Malta nell’Oratorio di San Giovanni Battista dei Cavalieri a La Valletta. Passando all’approdo, questo termine indica il “raggiungere la riva” o proda, termine che in italiano antico è attestato anche come prora e da cui proviene anche la prua della nave “parte anteriore”, mentre l’atterraggio riprende il francese atterrer, ed indica il “raggiungere la terra”. Esiste anche la possibilità di atterrare qualcuno fisicamente o moralmente, ossia “gettare a terra o umiliare”; si può – ad esempio – atterrare qualcuno con un solo sguardo.

Terminiamo approfondendo il nome del dispositivo che ci permette di manovrare i nostri amati mezzi di trasporto, ossia il timone, presente sia sulle navi sia sugli aerei. Il timone nautico (dal latino timonem) ha una forma a T che ci permette di governare l’imbarcazione venendo mosso da un volante a ruota. Sull’aereo, invece, il timone è ben visibile sulla coda, essendo una sorta di ala verticale utile durante le virate. Non dimentichiamo che, nel suo uso figurato, chi è al timone dello stato “detiene la direzione di un paese”. Alcuni aerei poi, invece della più classica cloche (campana in francese) che assomiglia al cambio automobilistico, hanno anche un volante di comando. Si tratta di un manubrio circolare che prende anch’esso il nome dal francese volant, derivato di voler “volare”, probabilmente perché nel medioevo si riferiva alle “pale dei mulini a vento che avevano un movimento rotatorio”. Insomma, mari e cieli hanno molte più cose in comune di quanto non ci aspettassimo, anche a livello di vocabolario!

Commenti

Dante rivisto

Rubriche

La parola del mese

a cura di Alessandro Masi

CULTURA

La parola del mese

La parola di questo mese è Cultura.Il termine deriva dal...

SINCERITA'

La parola del mese

La parola di questo mese è sincerità.

Per i latini la...

ABISSO

La parola del mese, Parole verdi

La parola di questo mese è abisso. Il termine abisso viene...

Solleone

La parola del mese, Parole verdi

Anche se il termine 𝒔𝒐𝒍𝒍𝒆𝒐𝒏𝒆 potrebbe richiamare...

Paesaggi italiani

a cura di Lucilla Pizzoli

Paese

Paesaggi italiani

Se dovessimo pensare ad una definizione letteraria per...

Calanchi

Paesaggi italiani, Parole verdi

Cosa hanno in comune Civita di Bagnoregio, Matera, la...

Baia

Paesaggi italiani, Parole verdi

Oltre alle spiagge, le calette e le grotte, l’Italia vanta...

Palazzo

Paesaggi italiani

Chi di noi vive in un appartamento è probabile che sia...

Gioca

Scopriamo insieme...

Gioca, Parole verdi

La Società Dante Alighieri, in collaborazione con il...

Quanto ne sai delle...

Gioca

La Società Dante Alighieri, in collaborazione con il...

Entra nella nostra community