Per i 74 anni della Repubblica italiana, il 2 giugno 2020, “L’Italia con Voi” ha dedicato la rubrica linguistica in collaborazione con la Dante alle “parole della Repubblica”. Ospite della puntata era stato Stefano Telve.
La parola repubblica risale a res publica, in latino “cosa di tutti”, evolutosi in epoca moderna nel significato che oggi assume; abbiamo repubbliche parlamentari o presidenziali, a seconda della forma di governo adottata. Nelle repubbliche presidenziali il capo dello stato ha anche poteri esecutivi, come negli Stati Uniti e in tanti paesi del Sud America; in Italia, e in altri paesi europei che hanno forma di repubblica parlamentare, il governo è eletto dal parlamento.
Presidente, come participio presente di presiedere, è invece colui che presiede e quindi coordina un gruppo di persone. Il lessico che oggi utilizziamo nasce in epoca moderna e dallo scambio con altre lingue: il nostro presidente del consiglio deriva dal president of the council, in traduzione dall’inglese. La parola presidente è ambigenere: si può dire il Presidente o la Presidente.
In ambito di elezione del Presidente, una locuzione molto particolare è quella della chiama. È un’espressione curiosa, che non ascoltiamo altrove e fa parte del gergo parlamentare: significa “chiamare un gruppo di persone in ordine alfabetico”. È costruita, come tante altre parole del lessico burocratico come deroga e diffida, casi in cui si perde il verbo (derogare o diffidare) e si “attacca” una “a” per creare un sostantivo.
Sempre intorno alle attività del Presidente della Repubblica troviamo l’espressione “salire al Colle”, con riferimento al Quirinale (il colle più alto di Roma, su cui sorge il Palazzo del Quirinale, sede della Presidenza della Repubblica) – usata quando un politico si reca in visita al Capo dello Stato. La locuzione significa sia salire al Colle più alto, ma anche salire verso la massima autorità dello Stato. Combinando queste due accezioni, trova particolare successo nel lessico giornalistico.
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