Trovare l’America è un’espressione figurata che utilizziamo per indicare “una condizione di facile guadagno o di notevole benessere economico”. Questa è infatti la concezione dell’America che la cultura italiana del dopoguerra ci ha trasmesso: una terra ricca, dove tutto è possibile, in cui si può fare fortuna. Gli anni Cinquanta sono quindi stati l’epoca del mito americano, raccontato anche dalla satira coeva nella musica e nella filmografica. Basti pensare al celebre film Un americano a Roma, uscito nel 1954, che vede come protagonista Alberto Sordi nei panni del romanissimo Nando che, da tipico cultore del cinema americano e dei fumetti statunitensi, americanizza tutta la sua vita, agendo come un grottesco personaggio hollywoodiano. Un tratto ricorrente nelle parodie del tempo è l’uso improprio della lingua inglese, capace di creare divertentissime espressioni, come “orrait orrait", deformazione di all right, all right o l’intraducibile "auanagana".
Passando dalla parte delle nostre comunità che davvero vivevano negli States (emigrate tra fine Ottocento e gli anni Trenta del Novecento), non possiamo tralasciarne il particolarissimo idioma, il broccolino, nato per la necessità immediata di comunicare e frutto del contatto tra i due mondi e tra le due lingue. Il suo nome nasce dalla storpiatura del nome del quartiere di Brooklyn (NY) e si struttura prendendo come base l’inglese, ossia la lingua più forte (perché è quella che godeva di maggior prestigio) e integrandola con la morfologia italiana. Per farne alcuni esempi, ricordiamo le parole come jobba/o (per job “lavoro”), bosso (boss, “capo”), carro (car “macchina”), tichetta (ticket “biglietto”) o il verbo drivare (da ti drive “guidare”), che testimoniano la tendenza ad adattare i termini inglesi alla morfologia italiana, aggiungendo una desinenza vocalica tipica della nostra lingua. Un altro celebre vocabolo è sciuscià, perché celebre è il film di Vittorio De Sica che ha immortalato questa parola (nel 1946). Sicuramente tutti conosciamo questo film e ricordiamo il ragazzino che lucida le scarpe nelle strade di Roma; ecco, sciuscià non è altro che l’italianizzazione di shoe shine (boy), espressione inglese che indica il lustrascarpe (to shine significa ‘lustare, lucidare’).
Oggi, pare che siano circa due milioni e mezzo gli italoamericani che parlano ancora il broccolino, in alcuni quartieri di New York, dove appunto è nato, ma anche in alcune zone di altre grandi città: anche a Miami, a Los Angeles, Chicago, Boston ecc. Un elemento significativo è che dal 2007 il broccolino viene studiato anche nelle università degli Stati Uniti e negli istituti privati che si occupano di antropologia e di storia delle etnie. Questo dimostra che, nonostante l’atteggiamento di ostilità che gli italo-americani hanno subìto durante la prima migrazione anche sul piano linguistico, c’è oggi un rinnovato interesse culturale per questa lingua.
Collegandoci, invece, alla tradizione musicale, possiamo vedere un buon esempio di multilinguismo italo americano nella canzone That’s amore, incisa da Dean Martin nel 1953. Si tratta di una commistione tra inglese e italiano che sfrutta le parole italiane più internazionali: pizza, amore, tarantella, vita bella, pasta, signore, scusami, Napoli. Caratteristiche simili ha anche la celebre Mambo Italiano, composta da Bob Merlin nel 1954, e danzata magistralmente da Sophia Loren in Pane amore e…. Qui, ritroviamo parole come mozzarella, tarantella, vino, paesano, baccalà ed espressioni come “hello che si dice?” e “hey cumpà!”, che fanno emergere lo spaccato di vita provinciale e paesana degli immigrati.
Va ricordato che esistono anche altri idiomi misti con base italiana: tra gli altri merita di essere citato il Taliàn brasiliano. Si tratta di una lingua riconosciuta a livello ufficiale, di matrice veneta con influssi portoghesi, che testimonia il legame ininterrotto tra Veneto e Brasile, prevalentemente meridionale, dove è concentrata una discreta minoranza di emigrati dall’Italia settentrionale.
La canzone della settimana
Tu vuò fà l'americano è probabilmente la canzone più famosa di Renato Carosone, autore della musica in stile boogie-woogie. Il brano – realizzato nel 1956 su testo di Nisa – rappresenta il classico “sogno americano” delle generazioni italiane cresciute nel dopoguerra con il mito dei ricchi Stati Uniti dei jeans, del rock and roll e del wiskey. Il testo scanzonato è una vera parodia dei ragazzi semplici che giocavano a fare gli americani passeggiando per le strade di Napoli; anche la lingua in cui è scritto è una commistione tra italiano, dialetto napoletano e angloamericano, molto vicina a quella che, allora, parlavano gli italiani emigrati in America. Non si trattava dei “cervelli in fuga”, come spesso vengono definiti oggi i “nostri” giovani che si trasferiscono oltre oceano, ma di connazionali con un bassissimo livello di scolarizzazione, dei quali solo circa il 18% era in grado di usare l’italiano invece del dialetto. A fianco a vocaboli napoletani, come puorta (portare, indossare), arreto (dietro), cuppulella (cappellino), guappo (ragazzo), capa (testa) troviamo parole inglesi come whisky, soda, rock and roll, baseball, I love you che rappresentano bene le mode del momento. L’effetto satirico emerge anche dall’interpretazione stessa della canzone, in cui Carosone pronuncia molti termini italiani o inglesi con il tipico accento napoletano, un classico di chi ha poca dimestichezza con una lingua straniera ma si vanta di conoscerla: ‘mericano, ‘o rock and roll, baseball, Camèl, mammà, Italì.
Tu vuò fà l'americano
Puorta 'e cazune cu nu stemma arreto
Na cuppulella c''a visiera aizata
Passa scampanianno pe' Tuleto
Comme a nu guappo, pe' te fa' guarda'
Tu vuo' fá l'americano
'Mericano, 'mericano
Siente a mme, chi t''o ffa fá?
Tu vuoi vivere alla moda
Ma se bevi whisky and soda
Po' te siente 'e disturbà
Tu abballe 'o rock and roll
Tu giochi a baseball
Ma 'e sorde p''e Camel
Chi te li dà?
La borsetta di mammà
Tu vuo' fá l'americano
'Mericano, 'mericano
Ma sî nato in Italy
Siente a mme, nun ce sta niente 'a fá
Okay, napulitano
Tu vuo' fá l'americano
Tu vuo' fá l'americano
Comme te pò capì chi te vò bene
Si tu le parle miezzo americano?
Quanno se fa l'ammore sott''a luna
Comme te vene 'ncapa 'e dì: "I love you"?
Tu vuo' fá l'americano
'Mericano, 'mericano
Siente a mme, chi t''o ffa fá?
Tu vuoi vivere alla moda
Ma se bevi whisky and soda
Po' te siente 'e disturbà
Tu abballe 'o rock and roll
Tu giochi a baseball
Ma 'e solde p''e Camel
Chi te li dà?
La borsetta di mammà
Tu vuo' fá l'americano
'Mericano, 'mericano
Ma sî nato in Italy
Siente a mme, nun ce sta niente 'a fá
Okay, napulitano
Tu vuo' fá l'americano
Tu vuo' fá l'americano
Tu vuo' fá l'americano
'Mericano, 'mericano
Ma sî nato in Italy
Siente a mme, nun ce sta niente 'a fá
Okay, napulitano
Tu vuo' fá l'americano
Tu vuo' fá l'americano
Whisky e soda e rock and roll
Whisky e soda e rock and roll
Whisky e soda e rock and roll
Fonte: https://genius.com/Renato-carosone-tu-vuo-fa-lamericano-lyrics
Crediti
Autori: Nisa (Nicola Salerno) e Renato Carosone
Data: 1956
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