ARENA

L’arena del Colosseo, dopo più di un secolo, tornerà a essere calpestabile. Concluse le procedure di valutazione delle proposte presentate in risposta al bando indetto dal MIC a dicembre scorso, sappiamo ora come apparirà entro pochi mesi l’interno del più famoso e grande anfiteatro del mondo (vedi qui). Il progetto vincitore è arrivato da Milan Ingegneria, società che può vantare collaborazioni con alcuni grandi nomi dell’architettura internazionale (da Renzo Piano a Mario Cucinella, da Rem Koolhas a Arata Isozaki), sempre all’insegna della funzionalità e dell’innovazione tecnologica.
La nuova pavimentazione dell’arena del Colosseo - un piano in legno “leggero, reversibile ed ecosostenibile” - coprirà le “viscere” del monumento, ovvero le sue strutture ipogee, un’area di oltre 3.000 metri quadri realizzata dall’imperatore Domiziano circa un decennio dopo l’inaugurazione dell’edificio: un fitto intrico di corridoi e angusti locali di servizio, un tempo utilizzati come depositi per le armi, come gabbie per le belve o come vani per i montacarichi che sollevavano le macchine di scena. Ancora nascosti nell’Ottocento, questi ambienti sono stati gradualmente scoperchiati e negli anni Trenta del Novecento sottoposti a radicali opere di sterro, che hanno trasformato il Colosseo in una sorta di “grande ignudo”: così lo ha definito Daniele Manacorda, l’archeologo che nel 2014 ha rilanciato l’idea del ripristino della copertura, subito abbracciata dal ministro Franceschini.
I sotterranei dell’anfiteatro Flavio riacquisteranno dunque la propria “condizione esistenziale”, celata e segreta, ma il sistema di dispositivi e la serie di pannelli mobili e apribili secondo varie combinazioni previsti dal progetto di Milan Ingegneria, consentiranno di renderli all’occorrenza nuovamente visibili e di rimetterli a contatto con l’aria e la luce naturali.
Ne guadagnerà, insomma, la salute del Colosseo, protetto in questa sua parte dagli agenti atmosferici e rifornito di numerose unità di ventilazione che ne regoleranno la temperatura e l’umidità interna. Ma soprattutto ne beneficeranno la verità storica e il visitatore, che potrà recuperare la visione realistica del monumento e rivivere la prospettiva di chi conobbe questo spazio scenico al tempo dei giochi e degli spettacoli gladiatori: vincitori o sconfitti, eroi acclamati dagli spalti o condannati a morte dallo stesso cinico pubblico. D’altronde l’arena (dal latino arena, sabbia, perché di questa in genere era cosparsa) evoca irrimediabilmente sangue e sudore, gara, cimento, lotta. Anche quando, come suggeriva un romantico cultore dell’antichità, il combattimento avviene imbracciando le armi delle parole e dell’invenzione poetica: “io vi esorto alle storie, perché angusta è l’arena degli oratori” (Ugo Foscolo, Dell’origine e dell’ufficio della letteratura, 1809).

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