Al computer si può preferire il nonno

Non hai veramente capito qualcosa se non sei in grado di farlo capire a tua nonna (Albert  Einstein): assioma quanto meno discutibile, ma sembra che l’abbia condiviso anche Anatole France, e che ci è venuto in mente alla discesa  in campo del libro di Mauro Giancaspro Al computer preferisco il nonno dove il principio sembra rovesciarsi, o integrarsi… La connessione nonno-nipoti non è soggetta a capricci della rete: i nipoti frequentano di buon grado l’Accademia del nonno che è anche un po’ museale perché gli antichi strumenti d’indagine, tra i quali un telefonino di mole e forma aliene, ci sono tutti. 

di Anna Maria Siena Chianese

Sono quelli che, ai nostri tempi, ci consentivano di interloquire con la Rete che sempre più fittamente ci avvolge e ci sovrasta, ci perseguita e ci assiste, si contende col cielo – e forse  anche col Cielo – il patrocinio dei nostri pensieri evitandoci la fatica di esprimerli, ma consentendoci di diffonderli alla grande col cliccare ininterrotto delle protesi che completano, quasi un’evoluzione da era biologica, il braccio della maggior parte delle ultime e ultimissime generazioni, opportunamente protette da sgargianti custodie.

Forse l’Accademia del nonno è anche un po’ peripatetica perché nel grande studio si circola alla ricerca dei libri perduti dal mercato, ma conservati nel reliquario degli strumenti iniziatici dell’apprendimento; sono  tutti lì, nel peripateo, pronti a esser consultati direttamente o a venire illustrati nella loro ormai trascorsa funzione.

71TXQg4Mc6LIl fascino discreto dell’iniziazione occulta

Dal nonno, letteralmente ebbro di fervore iniziatico opportunamente celato, la lezione scende sui nipoti con tutta la sua capacità di penetrazione, ma con tutta la nonchalance necessaria a fugarne la noia.

Ed ecco il certamen, l’agone nonno-nipoti dove l’elemento determinante sulla vittoria sta nell’humour delle due squadre: ingrediente fondamentale sul quale il nonno non teme rivali; chi lo conosce, chi lo ha ascoltato in una qualsiasi occasione sa che il suo eloquio ha una qualità rarissima, specialmente di questi tempi: è sapido, leggero, azzeccoso, si direbbe a Napoli, mai greve, né tantomeno pontificale o didattico o, peggio, didascalico… possiede la leggerezza, dono supremo della vita, che sembra ormai scomparsa lasciandoci in balia di monolitiche frasi fatte, stereotipate, comprensibili solo a chi le usa e ne abusa…

Non a caso, i nipoti concludono che il nonno funziona meglio del computer… non sanno, gli innocenti, quanto il nonno, senza confessarlo nemmeno a sé stesso, tema che l’interruzione del contatto che miracolosamente si è instaurato tra due generazioni divise tra loro non solo da un’altra, ma da un’intera era di storia e di civiltà, sarebbe per lui una perdita dolorosa, più che una sconfitta.

Mauro Giancaspro non ha lanciato una sfida a sé stesso e a un’epoca: il suo è un atto d’amore che nasce dalla convinzione, che condividiamo in pieno, che la sua generazione ha avuto varie marce in più rispetto a quella attuale, il vero valore aggiunto, del quale oggi tanto si parla in economia e in politica, ma che riguarda tutta la vita di un essere umano. Di tutto quanto di bellezza, di arte, di conoscenza è stato ereditato dalle scorse generazioni sono stati diseredate le due ultime: che sia colpa – o merito? – delle famiglie o della scuola o dei tempi non meglio specificati è una contestazione che esorbita da queste note ma che noi, immeritevoli eredi, abbiamo ricevuto ma non consegnato è sacrosanta verità. Forse eliminando educazione e formazione e passando direttamente all’informazione diffusa attraverso i mass-media attuali,  è stato come fare uno sgambetto traditore a Maradona da parte della squadra azzurra…

La bellezza perduta

Non manca la lezione sul tramonto della Belle Epoque lungo e luminoso come un’aurora; un cenno sul Ballo Excelsior, trionfale consegna di un secolo delle proprie conquiste al secolo nascente, sui treni da favola… I nipoti ne percepiscono il rimpianto e, per una volta, sembrano comprendere  e partecipare a quel rammarico per la perdita della bellezza, della grazia, della gentilezza di un’epoca che, più o meno velatamente, è uno degli obiettivi dell’Accademia.

Il ring e le sue regole

Negli incontri di ordinaria amministrazione l’acume e lo humor sembrano esser doni anche dei nipoti  dell’autore che a Napoli si definirebbero scetati e un tantino spuntutielli, nel senso che la mosca per il naso non se la fanno certo passare.

La partita non è sempre canonica, lineare interlocuzione tra due parti. A  volte la discesa sul ring è più veemente da parte della squadra che si considera vincente fin dall’inizio, come nel caso della scoperta di una parola sconosciuta ai più, esattamente misoneismo, avversione pregiudiziale nei confronti di ogni novità e innovazione. Fonte, a suo tempo, la Settimana Enigmistica che il  nonno ha consultato per decenni armato di relativa matita e gomma per le correzioni, il termine è immediatamente ritorto contro il suo recuperatore: misoneistaper elezione, che avversa telefonini, playstation, motorini, videogame e cose del genere; un misoneista  ipocrita, per giunta, perché usa la maggior parte di questi strumenti. Al nonno non è concesso l’aggettivo conservatore che mitigherebbe l’accusa: è misoneista e basta: un giudizio finale con applauso del pubblico, ma la risposta del nonno è di quelle che feriscono a morte, o non le capisci affatto, quando, rifacendosi a Leo Longanesi, dichiara di considerarsi conservatore in un paese dove non c’è niente da conservare.

Non mancano, nelle conversazioni-lezioni tra nonno è nipoti, argomenti dove la contestazione assume toni quasi ostili delle due parti avverse.

Il libro, lo zaino, la pubblicità

Quanto al libro, quello di carta in brossura ingiallito che sia, impolverato ma tangibile al tatto fisico, sensoso, e non solo a sensi eterei, suscita una vera e propria gara di polemiche sempre più ardite e impietose che si estende ai pesanti zaini affardellati di libri patinati e rilegati il cui peso materiale è aumentato in senso inversamente proporzionale al loro già esiguo ed esangue contenuto che tenta di arricchire con illustrazioni e col quiz che non richiede allo studente nemmeno lo sforzo di imparare o di inventarsi una risposta personale. Le materie, una volta presentate nella loro funzione e del loro significato istituzionale, restano negli attuali libri di testo superficialmente trattate e altrettanto superficialmente studiate.

Ci consentiamo la piccola trasgressione di entrare nel tema libri di testo, il cui studio non può esser che limitato e servirà solo ad approfondire l’incomunicabilità tra i temi trattati e il ragazzo che andrebbe evolvendosi, ma che quest’approccio non invita certo a comprendere di essere un invitato alla grande festa della conoscenza della quale ignora anche l’esistenza come sfondo, quinta, parametro della essenza stessa della vita. Manca nella presentazione delle materie di studio il concetto teorico e quindi analitico e quindi il senso critico per allargare gli orizzonti delle scelte. Messo al bando l’apprendimento mnemonico della poesia, viene  meno anche la scorrevolezza dell’esposizione.

L’apprendimento diventa elitario, consentito a chi ha alle spalle un sostegno, ma niente paura. Vi sarà il tempo di aspettare che l’università faccia la sua severa selezione, dopo aver aperto le porte a qualsiasi diploma, indipendentemente dal programma di studio.

Cui prodest tutto ciò, mancando dinastie che fruiscano delle buone e delle cattive azioni dei loro fondatori? La risposta va maturata da ciascuno nella propria mente e nel proprio cuore. La cosa certa è che la scuola non merita più il titolo di Magistra, tantomeno di vita…

Altri temi scottanti: la pubblicità sfrenata specialmente televisiva, i motorini e tutto quanto è croce e delizia per buona parte delle fasce d’età oggi in circolazione. Ne esce vincente che può contrapporre alla grossolana pubblicità contemporanea un gioiello come Carosello che accompagnò per vent’anni i nostri figli a letto rasserenandoli con Topo Gigio e con storielle recitate con arte sopraffina e consigliando agli adulti di bere China Martini o Vecchia Romagna per creare l’atmosfera e Cynar contro la frenetica vita moderna; Alberto Lionello ed Ernesto Calindri, Sandra Mondaini, Delia Scala e Alberto Vianello, erano, tra gli altri, gli attori… ma sulla ricaduta di questi incontri ravvicinatissimi di un tipo tutto particolare non ci sono dubbi: ancora una volta, Mauro Giancaspro porta la conoscenza alla sua piccola platea, ancora una volta, la sua opera di direttore della Biblioteca Nazionale di Napoli  si ripete, sia pure in scala ridotta: è la Biblioteca che scende in piazza, non tocca solo alla piazza salire in biblioteca.

Quando la professione è arte

Restano indimenticabili gli incontri organizzati da Mauro Giancaspro durante i dieci anni della sua direzione della Biblioteca Nazionale di Napoli: contenuti di altissimo livello, il successo giungeva su larga scala alle riunioni nelle sale gremite anche per la verve organizzativa e la molteplicità degli obiettivi che si ponevano. E se le Letture al tramonto sono ancora presenti nella memoria come un incontro d’amore, non lo sono di meno gli argomenti di discussione e di consultazione organizzati alla Biblioteca Nazionale, tra i quali quelli sulla Festa di Piedigrotta e sui perché del suo decadimento: una ricorrenza ormai incompresa, inutile, privata della sua componente di religio sacra, profana e culturale.

Buona parte del gotha poetico-musicale della canzone napoletana presente convenne che la Festa in onore di Virgilio, il nostro poeta che ha impresso in Parthenope la sua magica impronta, e della Madonna della Crypta e delle canzoni, la Festa frequentata dal popolo quanto da  vicerè e sovrani, non avrebbe oggi più ragione di esistere: parole di Roberto De Simone. Tocco di classe e di tempismo, l’indomani del convegno Il Mattino pubblicò una lettera della musicista Bruna Catalano Gaeta e la canzone che, con amaro rammarico, il padre E. A. Mario aveva scritto per protesta già negli anni Cinquanta: Piedigrotta ‘ncielo, come a dire: Piedigrotta ce la facciamo noi, autori poeti musicisti ormai andati via… Murolo, Tagliaferri, Di Giacomo, Vincenzo Russo… che adesso suonano per gli angeli.

Mauro Giancaspro, diffusore consapevole e convinto del sapere, un’arte che forse non s’impara se non è in parte già innata in noi, vivida e intensa come un amore.

La direzione della terza Biblioteca più importante d’Italia coincise a tratti per Giancaspro con quella di Cosenza, di Bari e dei Gerolamini,  ma per parlare  del nonno ci vorrebbe un librone a parte.

Torniamo alle sue lezioni ai nipoti, un affascinante gioco di contagio tra la conoscenza diffusa con cautela  e le giovani menti che ne apprenderanno per assorbimento il contenuto, tutto da godere. Amorosamente, l’epilogo è dedicato alla nonna, Vittoria, sagace organizzatrice del gruppo familiare, della casa e dell’ Accademia dove si svolgono le lezioni mascherate da giochi e da gare d’abilità e di agilità di pensieri: chi ne muove i fili è vincente, ma chi si presta con dedizione all’eccezionale gioco organizzandone dietro le quinte lo svolgimento, curando strumenti e libri antichi, facendo da editing  alla feconda produzione letteraria del nostro direttore è molto probabile che anche la nonna, a tutto il  resto, preferisca… il nonno.

Articolo di Anna Maria Siena Chianese

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