L’apertura del nuovo archivio storico online del turismo italiano di Enit rende disponibile al grande pubblico un catalogo di oltre 100mila immagini. Un prezioso patrimonio di opere, che l’ente ha destinato alla promozione dell’Italia all’estero tra gli anni ’20 e gli anni ’70 del Novecento.
Si inizia dal 1920, attraverso un documento dell’ente che indicava i “cartelli artistici” come un utile strumento di propaganda perché descrivevano con una “meravigliosa serie di visioni le località più pittoresche del Paese”, dipinte anche per mano di artista. Sono cartoline dell’Italia da nord a sud “nella sua poesia naturale e nello splendore delle sue arti”, le molte rappresentazioni del territorio italiano che mettono in relazione gli artisti e il pubblico, invitato a viaggiare anche senza muoversi attraverso lo strumento delle foto, delle diapositive e delle illustrazioni. In quegli anni del primo dopoguerra avevano spesso per tema le località che erano recentemente state dei campi di battaglia. Recuperata la funzione di accoglienza dopo il primo conflitto, alberghi e pensioni tornavano ad essere il cuore del sistema turistico italiano, dopo essere state impiegate anche come alloggi o ospedali militari.
Con un parallelismo un po’ drammatico, ma del tutto accettabile, anche ora, in una fase di remissione della pandemia che speriamo definitiva, il turismo italiano torna a battersi per riconquistare un ruolo di preminenza nello scenario mondiale. Il turismo italiano punta, anche grazie alle misure del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, a recuperare i dati del pre-pandemia, quando l’annuario ISTAT recitava: “il flusso dei clienti nel 2019 è di circa 436,7 milioni di presenze, in aumento dell'1,8 per cento rispetto al 2018”. Se confrontiamo questo dato con gli albori dell’era turistica italiana, quando il numero dei turisti era stimato in 900mila visitatori (si parla degli anni Dieci del Novecento) si noterà una enorme sproporzione.
Il ricco archivio Enit permette di ricostruire non solo l’evoluzione delle campagne promozionali nel corso del secolo scorso, ma anche le trasformazioni delle politiche per il turismo. Si tratta dunque di una fonte essenziale per ricominciare anche in questa fase di rilancio, a fare i passi giusti che includeranno forse la revisione dello “statuto” del turista che sarà anche in parte virtuale, ma in modo diverso rispetto al viaggiatore della prima metà del secolo scorso, quando la virtualizzazione consisteva nell’ammirare una foto, anziché visitare un sito web, ma già voleva dire – fate le debite proporzioni – ben disporsi al viaggio, ieri come oggi. Certo, con tutte le cautele del caso.
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