17 gennaio – Approvata questa mattina dal Consiglio dei Ministri la proposta di istituire un Dantedì, giornata di celebrazioni per Dante Alighieri, che era partita qualche mese fa dalle colonne del Corriere della Sera a firma di Paolo Di Stefano .
Il Sommo Poeta avrà ogni anno la sua giornata ufficiale di festa e celebrazioni. L’iniziativa è da qualche mese sulla bocca di tutti, ovvero da quando, lo scorso aprile, è stata lanciata dalle pagine del “Corriere della Sera” con un corsivo di Paolo Di Stefano dal titolo Dante è la nostra identità. Istituiamo la sua Giornata, per essere ripresa a più voci all’inizio di giugno, trovando subito numerosi sostenitori. La Società Dante Alighieri non ha tardato a comunicare la propria adesione alla proposta, così come altre prestigiose istituzioni che a vario titolo nel nostro Paese ruotano attorno alla figura dell’Alighieri e alla sua lingua: l’Accademia della Crusca, la Società dantesca, l’Associazione degli italianisti, il Comitato Dante 2021, la Società italiana per lo studio del pensiero medievale, le Case di Dante di Roma e Firenze, il centro Pio Rajna, il festival Dante 2021, la Biblioteca Classense e la città di Ravenna, nonché i ministeri dell’Istruzione e degli Esteri.
La futura manifestazione si chiamerà Dantedì – così, con agile gioco di parole, ha suggerito il linguista Francesco Sabatini – e a suo favore si sono espressi noti studiosi e illustri dantisti: da Enrico Malato a Marcello Ciccuto, da Giorgio Inglese a Marco Santagata, da Domenico De Martino ad Alberto Casadei, da Claudio Marazzini a Carlo Ossola, da Luca Serianni a René de Ceccatty.
L’entusiasmo ha poi contagiato la gente comune, lettori e cultori dell’opera e della biografia dantesche, in Italia come all’estero. E già ci si domanda perché un Dantedì non esista già, visto che da tempo a diverse leggende della penna, quali Shakespeare e James Joyce, sono state dedicate in calendario giornate di commemorazione ad hoc, non solo limitate ai rispettivi confini di cittadinanza. Del resto la Divina Commedia è l’opera letteraria italiana più famosa al mondo, tradotta in svariate lingue e, secondo l’esperto di editoria Giuliano Vigini, Dante detiene il primo posto nella classifica degli autori italiani più presenti sul mercato del libro (i testi attualmente in circolazione su di lui sono ben 1.540 contro i 347 su Manzoni e i 331 su Petrarca).
Le ragioni sono tante, scontate o meno, difficili da sintetizzare. «Dante è un simbolo del “mondo italiano” molto prima dell’unità politica del Paese» – ha dichiarato Andrea Riccardi, Presidente della Dante Alighieri, interpellato dallo stesso “Corriere” – «si proietta verso il futuro e rappresenta un giacimento di poesia, umanità e mondo spirituale, ancora in parte da esplorare». Secondo Alessandro Masi, Segretario Generale della Società, «una giornata dantesca nel calendario non è solo importante ma, come direbbe l’amico Ismail Kadare, è “inevitabile”! La fama di Dante è grande in tutto il mondo e nel mondo ci sono anche sue statue, persino a Tianjin, in Cina, e a La Valletta a Malta, dove campeggia quella più grande. Se la sua fama è così vitale ovunque, mi sembra più che giusto dedicargli un appuntamento annuale nel nome dell’arte e della bellezza».
Alla fine di luglio la mozione è stata depositata in Parlamento e alla sua causa si sono appassionati diversi portavoce. Il Dantedì potrebbe diventare non solo un’ulteriore e preziosa occasione per presentare e mettere a confronto le più aggiornate ricerche storico-filologiche sul monumentale operato del poeta, ma anche, certamente, un evento per (ri)avvicinare Dante alle nuove generazioni e al pubblico popolare, per dare spazio alle infinite riletture cui la sua figura si presta ancora oggi, come attestano le varie iniziative ad ampio spettro e il fiorire di progetti degli ultimi anni. Una vera e propria «festa per gli italiani e per quanti guardano con simpatia al “mondo italiano” in tutto il suo spessore» – sono ancora le parole di Andrea Riccardi – che coinvolga scuole, teatri, biblioteche, cinema, piazze e luoghi di incontro, e si estenda oltre le frontiere (un primo consenso è già arrivato dalla Svizzera).
Rimane un quesito: quale data scegliere? Purtroppo, come noto, non sappiamo quando Durante di Alighiero degli Alighieri sia venuto alla luce, mentre conosciamo il giorno in cui fu battezzato, il 26 marzo del 1266, un anno dopo la sua nascita, presumibilmente avvenuta tra il maggio e il giugno del 1265. La Società Dante Alighieri, da più di un secolo, ha scelto simbolicamente il 29 maggio per la sua “Giornata della Dante”, annuale vetrina delle attività dei suoi oltre 400 Comitati sparsi nel mondo: anche questa potrebbe essere una data papabile. Altre opzioni sarebbero la notte tra il 13 e il 14 settembre, in cui, correva l’anno 1321, è fissata la sua morte; ma anche quelle deducibili, sulla base di complessi calcoli matematici, dalla struttura cronologica della Comedia: quei 25 marzo e 8 aprile, ad esempio, che segnano, secondo due differenti ipotesi, l’inizio del viaggio oltremondano rievocato nel capolavoro. Ci sarà ancora da discutere al riguardo.
Cosa trova invece tutti concordi è che il primo Dantedì dovrebbe aver luogo nel 2021, nel settecentesimo anniversario della morte dell’Alighieri, e celebrare non solo il padre della lingua italiana – sosteneva Tullio De Mauro che il 60% del nostro lessico corrente deriva da Dante – ma anche uno degli intellettuali più affascinanti, complessi e attuali della storia universale dell’Uomo. «Cogliere l’eterno, penetrare in un tempo senza tempo: ecco la risposta alla domanda “Perché leggere la Divina Commedia?”»: parola di Jorge Luis Borges.
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