Dante e Giotto hanno, ciascuno con la propria arte, oscurato la fama dei loro predecessori. In uno scambio che attesta la reciproca stima, da un lato i versi danteschi dedicati al celebre pittore: Credette Cimabue ne la pittura / tener lo campo , e ora ha Giotto il grido, / sì che la fama di colui è oscura ( Purgatorio, XI, 94-96); dall’altro il magnifico ritratto giottesco di Dante nella cappella del Podestà nel palazzo del Bargello a Firenze. In età medievale il palazzo è il primo edificio pubblico della città fiorentina, per secoli la residenza del podestà incaricato di amministrare la giustizia civile e penale.
Nella cappella venivano ospitati i condannati alla pena capitale , il penitente nella sua ultima notte poteva meditare dinnanzi alle Storie della Maddalena protettrice dei Peccatori e San Giovanni Battista, patrono della città ed esempio di redenzione e nel Giudizio Universale calarsi nelle scene relative al Paradiso e all’Inferno . Convertita in carcere da Cosimo I, la cappella divenne sede di giudizio e prende il nome di Bargello, capo delle Guardie. Le prigioni del Granduca erano molto temute per la crudeltà della detenzione. La trasformazione in carcere sconvolse l’aspetto architettonico originario e comportò una invasiva scialbatura di tutte le pitture murali relegando i grandi cicli all’oblio.
Le uniche testimonianze della ricchezza degli ambienti pittorici la ritroviamo in alcuni scritti come quelli di Lorenzo Ghiberti e Giorgio Vasari, per citarne alcuni. Vasari, in particolare, ci ricorda che Giotto ritrasse il volto di Dante “amico suo grandissimo”. Sicuramente Giotto può essere considerato il progettista dell’intero ciclo decorativo supportato da un equipe di maestranze umbre provenienti dalla sua bottega. Il recupero architettonico e pittorico del Palazzo del Bargello si deve da un lato al trasferimento del carcere alle Murate, ma soprattutto, alla riscoperta in pieno clima risorgimentale di quegli ideali collettivi di “italianità”.
Il recupero del volto di Dante faceva parte di un programma più ampio delle antiche memorie. Ad Antonio Marini si deve lo scoprimento del ritratto di Dante nel 1840 che ebbe una vasta eco sia nazionale che internazionale, non senza suscitare un dibattito accanito soprattutto sulla metodologia impiegata. Fu talmente grande lo sorpresa del ritrovamento del ritratto che sin da subito il Bargello divenne meta di studiosi, artisti e curiosi da tutto il mondo. Purtroppo all’epoca alla vigente metodologia del restauro era legata la consuetudine di compiere arbitrarie integrazioni compromettendone l’assetto originario. Nel 1937 per la ricorrenza del secentenario della morte di Giotto venne organizzata una grande mostra agli Uffizi, la prima retrospettiva dedicata alla pittura italiana delle origini. In quell’occasione viene eseguito il restauro di tutti i cicli decorativi dell’artista, nel caso del Bargello venne eseguita una pulitura di tutte le integrazioni del Marini. L’ultimo intervento risale al 1970 a carattere conservativo eseguito da Leonetto Tintori. Il volto di Dante è collocato nella parete dedicata al Paradiso destinata agli “eletti”, il vate ha in mano la Divina Commedia, il ritratto del poeta è probabilmente il più antico e il più realistico. Nel 2003-2004 è stata eseguita una campagna esplorativa limitata alla parete del Paradiso e a una prima campata delle storie della Maddalena e di San Giovanni.
In occasione delle celebrazioni dantesche del 2021, partendo proprio dalla parete che custodisce il ritratto di Dante, è previsto un ambizioso e complesso progetto di ricerche diagnostiche dell’intero ciclo pittorico realizzato dalla alta professionalità dell’ Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Grazie alle moderne tecnologie dei supporti digitali il pubblico potrà conoscere la storia degli affreschi e i relativi interventi. Rivedere in tutto il suo vigore artistico il ritratto di Dante è il modo migliore per rendere omaggio al poeta in occasione delle celebrazioni e non in ultimo al genio giottesco. Per l’attuazione di questo importante e prestigioso progetto, unitamente alla realizzazione di due mostre, una dedicata alla fortuna di Dante a Firenze nel Trecento, l’altra alla riscoperta del ritratto nell’Ottocento, è stato stimato un importo di 500 mila euro.
Tutte le informazioni su come donare sul sito www.artbonus.gov.it.
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