Avanzano i giorni d’autunno e cadono le foglie, come ricordano tanti versi scolpiti nelle nostre memorie poetiche. È un perenne destino, che si rinnova ogni stagione e si presta a infinite e forse ovvie metafore, ogni volta che calpestiamo il variopinto tappeto che ricopre le strade delle nostre città in questo periodo: sulla fugacità della giovinezza, sulla fragilità umana, sull’inarrestabile flusso del tempo.
Ma nel Dante disegnato da Ilaria Urbinati, più che per assecondare un ciclo naturale e rispondere ai consueti simbolismi, le foglie sembrano staccarsi dalla testa coronata del poeta per via di qualche misteriosa forza motrice. Volteggiano tutt’altro che ingiallite o raggrinzite, invadendo lo spazio della scena e coprendo in parte il viso malinconico e pensoso del protagonista.
Illustratrice con base a Torino, docente presso l’Istituto di arte applicata e design della città sabauda, Ilaria Urbinati ha lavorato come character designer e colorista per serie tv e cinema di animazione, e oggi si dedica a vari progetti editoriali e pubblicitari. Alterna tecniche digitali a pratiche tradizionali e un fascino speciale emerge da questo foglio esposto in occasione dell’edizione 2017 della mostra Dante Plus, dove le velature dell’acquerello addolciscono il profilo severo del Sommo poeta. Dante appare colto da un’improvvisa presa di coscienza, come a rassegnarsi alla difficile responsabilità di dover concepire e trasmettere ai posteri il più grande capolavoro letterario di tutti i tempi. Le foglie sempreverdi del lauro, nella loro concreta evidenza, tradiscono l’ambizione all’immortalità e la tensione all’universale, così presenti nelle pagine della Divina Commedia e nelle intenzioni del loro autore.
In foto: Ilaria Urbinati, Dante, 2017. Courtesy dell’Artista.
Commenti