Fiumi di parole

 Chiare, fresche et dolci acque,
ove le belle membra
pose colei che sola a me par donna;

Recita così uno dei più celebri incipit della letteratura italiana: l’avete riconosciuto? Ma certo che sì, la voce di Petrarca è inconfondibile. Ma se le sue parole sono così famose, forse, non lo sono altrettanto per il grande pubblico le acque del fiume citato nella sua poesia. In realtà, gli studiosi sanno bene che l’autore del Canzoniere è stato ispirato dal fiume Sorgue (o Sorga), un breve corso d’acqua che si trova nel sud est della Francia: nasce dai monti di Valchiusa per poi gettarsi nell’ Ouvèze, affluente del Rodano, nei pressi di Avignone. Proprio in questi luoghi, infatti, Francesco Petrarca si ritirò nel 1337 e concepì la maggior parte delle sue liriche amorose, incentrate sulla figura di Laura; ne troviamo dei riferimenti espressi proprio nello stesso Canzoniere, ad esempio leggendo alcuni versi della lirica CXLVIII: 
Qui nacquer dunque i bei sospiri ardenti
D’un vivo lauro sparsi alla fredd’ombra,
La cui dolcezza ancor mill’alme ingombra:
[…] 
Laura gridando tra le frondi i venti.
Di Sorga il fonte crebbe qui sovente
Al dolce lagrimar del gran poeta,
Che anni trent’uno ardendo stimò poco.


I fiumi lambiscono molte splendide pagine della nostra migliore letteratura rappresentando non solo elementi naturalistici che diventano fonte d’ispirazione, ma soprattutto specchi dell’animo, potenti metafore cariche di significati sempre nuovi. Facendo un importante salto temporale, pensiamo a I fiumi di Ungaretti, che presenta i ricordi personali e gli eventi più significativi della vita del poeta proprio attraverso quattro fiumi: il Serchio (il passato, le radici), il Nilo (la giovinezza ad Alessandria d’Egitto) la Senna (la crescita intellettuale parigina), l’Isonzo (il presente). Ungaretti scrive di aver “ripassato le epoche della sua vita” attraverso i “suoi fiumi”; le acque a cui si è abbandonato lo accolgono e lo proteggono, quasi come il liquido amniotico della madre protegge il feto del figlio:
Stamani mi sono disteso
In un’urna d’acqua
E come una reliquia
Ho riposato
Lo scrosciare stesso dei fiumi ricorre spesso in letteratura come un suono rassicurante, una voce amica; lo è – ad esempio – per Renzo, il protagonista de I promessi Sposi di Alessandro Manzoni, quando, in fuga da Milano per non essere arrestato, decide di raggiungere nella notte le sponde dell’Adda per rifugiarsi nel Bergamasco: 
E stando così fermo, sospeso il fruscìo de’ piedi nel fogliame, tutto tacendo d’intorno a lui, cominciò a sentire un rumore, un mormorio, un mormorio d’acqua corrente. Sta in orecchi; n’è certo; esclama: – è l’Adda! – Fu il ritrovamento d’un amico, d’un fratello, d’un salvatore.
L’acqua dolce sembra essere una costante anche per Pier Paolo Pasolini. Ripercorrendo, questa volta, i suoi fiumi troviamo Il friulano Tagliamento, che sancisce il confine al di qua del quale prende vita l’amata lingua che il Poeta definisce come la “nostra lingua poetica”, ossia il friulano casarsese. Pasolini decise così di pubblicare come opera prima Poesie a Casarsa, un libretto totalmente in dialetto, proprio durante il fascismo, che osteggiava le lingue regionali. A questo proposito, in Empirismo Eretico, scrisse così:

Risuonò la parola ROSADA.  Era Livio, un ragazzo dei vicini oltre la strada, i Socolari, a parlare.  Proprio un contadino di quelle parti…  Certamente quella parola, in tutti i secoli del suo uso nel Friuli che si stende al di qua del Tagliamento, non era mai stata scritta. Era stata sempre e soltanto un suono. Qualunque cosa quella mattina io stessi facendo, dipingendo o scrivendo, certo mi interruppi subito: questo fa parte del ricordo allucinatorio. E scrissi subito dei versi, in quella parlata friulana della destra del Tagliamento, che fino a quel momento era stata solo un insieme di suoni.

Il romano Tevere, poi, lo incanterà con la sua vita notturna, e le sue acque – come quelle dell’altro fiume capitolino, l’Aniene – attraverseranno vari suoi romanzi: nel Tevere annega Genesio in Ragazzi di vita, ma vi si riscatta il borgataro Accattone tuffandosi da ponte Sant’Angelo; mentre una piena dell’Aniene causerà la morte di Tommaso in Una vita violenta…
Insomma, questo è soltanto un piccolo assaggio dell’impetuosa forze fluviale che sgorga dalle pagine delle nostre migliori penne: non vi resta altro da fare che continuare a leggere e farvi trasportare dalla corrente!

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