Parlare di dieta, dal Trecento ad oggi.

Quando parliamo di dieta, qual è il primo pensiero che ci viene in mente? Da buoni cittadini del ventunesimo secolo, probabilmente, l’idea di un’alimentazione rigida e morigerata, che comporta il triste abbandono di qualunque dolce tentazione. Etimologicamente, tuttavia, la parola dieta non porta direttamente con sé l’idea di drastiche restrizioni; deriva infatti dal greco dìaita “stile di vita” e già nel Trecento italiano è stato utilizzato con il significato neutro di “vitto, stile alimentare”. Nello stesso periodo storico, però, abbiamo iniziato ad usare questa parola anche per indicare un’“astinenza più o meno prolungata da alcuni cibi”. Dante Alighieri, ad esempio, nel XXIV canto del Purgatorio la usa per descrivere “il digiuno” («è sì smunta Nostra sembianza via per la dïeta») mentre nel linguaggio contemporaneo, quando dichiariamo di essere o stare a dieta intendiamo principalmente “l’aver deciso di seguire una dieta dimagrante”. In senso figurato ed ironico, poi, essere a dieta può anche indicare un “periodo di astinenza sessuale”, come ci ricorda lo scanzonato Boccaccio: “la moglie, [...] per la santità del marito e forse per la vecchiezza, faceva molto spesso troppe più lunghe diete che voluto non avrebbe” (Decameron, III, IV).


L’ultimo Rapporto ONU sull’alimentazione 2020 (The State of Food Security and Nutrition in the World 2020) sottolinea, infatti, come le disparità di reddito e gli alti costi del cibo facciano sì che 3 miliardi di persone non abbiano ancora accesso ad una dieta sana, ossia che “non sia semplicemente adeguata dal punto di vista delle energie fornite, ma che includa componenti nutrizionali ricche e diversificate”. Addirittura, 1,5 miliardi di persone non possono permettersi uno stile alimentare che includa i nutrienti di base. Siamo quindi – purtroppo – ben lontani dall’obiettivo fame zero (il secondo dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 promossa dall’ONU) che si propone di raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere l’agricoltura sostenibile (ambiti d’intervento del World Food Programme).


Come sempre, dietro ad una parola dalle origini antiche c’è un mondo vecchio e nuovo di significati da scoprire. Ed è sempre sorprendente come anche la lingua possa rinnovarsi facendosi portatrice di nuovi valori e obiettivi sociali.


Immagine: Creative Commons (CC BY-SA 4.0)

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