In una delle sue poesie, Emily Dickinson ha scritto: “La mente è più grande del cielo, perché se li metti fianco a fianco l’una contiene l’altro facilmente”. Mai affermazione fu più vera, se guardiamo alla capacità dei bambini di conoscere il mondo e di imparare le lingue. La ricerca ci dice che un bambino apprende circa 10 parole al mese attorno ai suoi primi 20 mesi di vita. A quel punto, quando ne ha una cinquantina nel suo repertorio, accade una cosa meravigliosa che gli studiosi chiamano “esplosione del vocabolario”, per cui generalmente il cucciolo d’uomo arriva ad apprendere fino a 9 parole al giorno, 50 alla settimana. Intorno ai tre anni i bimbi hanno acquisito una buona capacità di linguaggio e, solitamente, sono in grado di pronunciare delle brevi frasi, facendo esperimenti linguistici spesso audaci e divertenti. Il ruolo fondamentale degli adulti è quello di supportarli in questa scoperta, anzi, molto spesso lo facciamo anche senza rendercene conto!
Proviamo a fare un tuffo nel passato: vi ricordate come avete imparato le lettere dell’alfabeto, i nomi dei dodici mesi dell’anno o il numero dei loro giorni? Non sarebbe una sorpresa se, prima di prendere un appuntamento a fine mese, ancora canticchiaste a mente un grande classico: “Trenta giorni ha novembre, con april giugno e settembre. Di ventotto ce n’è uno, tutti gli altri ne han trentuno”. Insomma, da sempre le filastrocche che si tramandano di generazione in generazione sono uno strumento importantissimo per sviluppare le capacità cognitive e linguistiche dei bambini. Nel corso della narrazione ritmata, infatti, vengono proposti diversi suoni e parole che incuriosiscono i più piccoli, stimolandoli a riprodurli. La musica, poi, permette di memorizzare le informazioni con più facilità, basti pensare a quante canzoni conosciamo a memoria pur avendole ascoltate poche volte!
Ma dove nascono le filastrocche? Sicuramente il loro uso proviene da tempi antichissimi, tanto da essere annoverate dagli studiosi tra i testi orali popolari o etnotesti (testi orali che rappresentano la libera espressione di un settore o di un frammento della cultura di una comunità linguistica). Tutte le lingue e le culture ne possiedono tante, da quelle più ipnotiche (ninne nanne) a quelle enciclopediche e didattiche come le conte o gli scioglilingua, che educano a pronunciare senza errori frasi in cui è quasi impossibile non farne. L'etimo stesso della parola filastrocca si nasconde tra le pagine della storia: il linguista Mario Alinei, ad esempio, l’ha attribuito al latino filum (e it. fila) “sequenza, serie concatenata” e al greco-latino historicus “abile nel racconto, bene informato”, connettendo in questo modo la figura del “portatore di filastrocche” a quella dell’“antico istrione”, cioè il poeta, il musico, l’attore, il mago.
Nonostante questo genere narrativo sia probabilmente considerato minore perché ludico e tendenzialmente dedicato ai bambini, conosciamo molti grandi autori che hanno composto filastrocche. Tra gli italiani ricordiamo Gianni Rodari, scrittore illustre e giornalista di grande successo. Rodari scrisse, tra le molte opere, Il libro delle filastrocche, Il treno delle filastrocche, Filastrocche in cielo e in terra, Il libro degli errori, Le filastrocche del cavallo parlante, Filastrocche lunghe e corte, Filastrocche per tutto l’anno. Per il suo acume e la sconfinata fantasia, Rodari finora è l’unico autore italiano ad aver vinto nel 1970 il prestigioso premio internazionale Hans Christian Andersen, dedicato alla letteratura dell’infanzia e della gioventù. Il bello è che, nelle sue filastrocche, non abbiamo principesse o eroi, ma personaggi straordinariamente normali (come Giovannino Perdigiorno che ha perso il tram di mezzogiorno) o spunti di incredibile creatività (come il Dieci in fuga dalla Sottrazione o una parentesi raffreddata per colpa di uno scolaro che la lasciò aperta), e temi anche profondissimi come la guerra e l’integrazione. Per dirla in parole semplici, come piaceva a lui: parlare ai piccoli per spiegare agli adulti.
In copertina: un particolare della copertina di Filastrocche in cielo e in terra con le illustrazioni di Bruno Munari (Einaudi)
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