Gastronomia, benessere, stili di vita e produzioni promuovono l’immagine dell’Italia. Sono il tema della Settimana della cucina italiana nel mondo, in programma dal 13 al 19 novembre 2023, che celebra anche quest'anno una delle principali “eccellenze” associate al nome del nostro Paese.
La cucina è anche un tema letterario: ci sono le anguille di Bolsena nel Decameron, si ispira alla metafora del banchetto il Convivio dantesco e, compiendo un grande salto temporale, possiamo citare la produzione di Marco Malvaldi (Odore di chiuso) o gli “Arancini di Montalbano”, con Andrea Camilleri. La cucina contribuisce alla popolarità delle mete turistiche italiane e, se pensiamo alle materie prime e ai modi tradizionali della produzione, è sull’eccezionale continuità culturale e fisica del paesaggio italiano che l’uomo ha impresso i segni di una presenza operosa, interpretando la varietà del territorio nelle forme tipiche che identificano le diverse comunità.
Gli usi sociali e culturali sui modi di stare a tavola e condividere le preparazioni fanno parte di una cultura ancora più ampia, che si estende in tutto il bacino mediterraneo. Fatta di commerci e ibridazioni, prestiti e colture provenienti da terre lontane (il pomodoro, il caffè o le patate, per fare dei templi esempi) ma che hanno via via attecchito profondamente anche tra gli usi nelle comunità italiane, la cultura gastronomica può aprire anche spazi interculturali e inclusivi: a tavola è semplice incontrarsi e dialogare.
Il Ministro degli Affari esteri Antonio Tajani, in una intervista rilasciata al Gambero Rosso, ricorda che: "Il nostro olio abbinato a piatti tipici africani è tra le sfide della Settimana della cucina italiana nel mondo". E le produzioni agroalimentari sono una fetta importante anche del nostro export, che nel 2022 ha superato i 51 miliardi dell’anno precedente e si è attestato sui 60 miliardi di valore. La crescita nelle esportazioni non riguarda i volumi che però, e nonostante la crisi globale recente, si mantengono stabili dal 2018 (fonte dati: Sole24Ore).
Le esportazioni gastronomiche hanno infine un valore promozionale e le preparazioni italiane si sono tramandate nel tempo anche grazie agli espatriati. Questa capacità delle preparazioni gastronomiche (mantenere i legami con la madrepatria, a distanza di tempo e di spazio) è anche al centro della nuova programmazione della Farnesina sul turismo e la cucina delle radici.
Qualità, inclusione e promozione culturale sono infine elementi fondanti della candidatura della cucina italiana per l'iscrizione nella lista Unesco 2003 (Salvaguardia del patrimonio culturale immateriale). Qui l’Italia può contare già su quindici iscrizioni, quattro delle quali si legano al cibo: cerca e cavatura dei tartufi, arte dei pizzaiuoli napoletani, cucina mediterranea e potatura delle viti “ad alberello” (Pantelleria). A dimostrare il fatto che star bene, in ogni senso, è anche questione di (buon) gusto.
[Le attività della rete Dante per la VII Settimana della cucina italiana nel mondo si possono consultare nella sezione “eventi” della piattaforma Dante.global e sono contrassegnate con hashtag #SCIM2023]
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