L'Italia in un piatto

La settimana della cucina italiana nel mondo (dal 13 al 19 novembre 2023), istituita dalla Farnesina nel 2016, rientra nella strategia di diplomazia della crescita, per promuovere la filiera agroalimentare italiana a partire dai prodotti di base fino ai processi produttivi, con l’obiettivo di valorizzare all’estero le eccellenze del  settore enogastronomico italiano, sostenendo le  esportazioni e i  flussi turistici in entrata. 

Naturalmente, l’operazione è prima di tutto culturale. Ma, proviamo a capire perché tutto il mondo ama mangiare italiano? 

Prendiamo, ad esempio, la diffusione planetaria della pasta. Un amore globale che fa girare sempre più denaro. Tra variazioni e specialità, solo in Italia sono riconosciute oltre 600 tipologie di pasta prodotte. 

I motivi sono tanti, ma tutto riconduce al marchio: made in Italy (fatto in Italia). 

“Fatto in Italia” è un’espressione che si riferisce a prodotti o beni realizzati (interamente o prevalentemente) in Italia e che sono riconosciuti per la loro eccellenza in termini di qualità, design e tradizione. È un marchio di qualità molto ambito a livello internazionale che apporta un importante vantaggio competitivo per le aziende italiane. 

È proprio di questi giorni la notizia di una certificazione di eccellenza per le aziende italiane con il marchio ItalyX. Un progetto unico in Italia, messo a punto da Il Sole 24 Ore in collaborazione con Confindustria, creato per riconoscere, attribuire valore e dare visibilità alle imprese che incarnano i valori dell’italianità: ricerca della qualità, stile, cura del dettaglio e creatività, che unisce tradizione, estetica, funzionalità e innovazione tecnologica, in tutti i settori.

Anche il mercato online - si pensi al colosso Amazon – sta dedicando sempre più spesso speciali sezioni alle vendite di prodotti “fatti in Italia”, riconoscendogli grandissimo prestigio e valore, visto il fascino esercitato sui consumatori di tutto il mondo. 

Tornando al cibo, potremmo dire che in un solo piatto c’è un concentrato di sapori, di competenze, di atmosfere e di ricordi, provenienti dalla terra che lo ha originato, e che l’insieme dei piatti derivanti da tutte le regioni italiane costituisce una cultura culinaria fortemente identitaria. 

Così cresce non solo il valore economico, ma anche quello culturale sviluppatosi intorno al tema della cucina italiana, sempre più attenta a ciò che mette nel piatto, all’alta qualità degli ingredienti che sono, in assoluto, il fattore più importante, al di sopra anche della loro stessa trasformazione e/o preparazione dei piatti, per quanto stellata o legata alle tradizioni locali possa risultare.  

Il tema scelto quest’anno per promuovere la settimana della cucina italiana nel mondo è proprio Il benessere con gusto, che genera lo Stare a tavola con la cucina italiana. 

La Dieta Mediterranea, patrimonio immateriale protetto dall’UNESCO, è prima di tutto uno stile di vita, più che un semplice elenco di alimenti.  

Le dispense di tutto il mondo sono piene di prodotti tipici italiani. La cucina italiana è una cucina moderna, sostenibile, caratterizzata da un alto valore nutrizionale, con una memoria molto lunga, che riscopre e valorizza le produzioni locali, nelle loro infinite varietà, riconoscendo nelle radici un importante fattore identitario. La grande biodiversità dei fruttiferi italiani è sinonimo di storia, cultura contadina, tradizioni e stili alimentari, molti dei quali - a rischio scomparsa - sono stati recuperati, innovati e rilanciati sul mercato. 

Anche la crescita esponenziale del turismo enogastronomico verso la nostra bella Penisola segue la fascinazione che lo “stile di vita all’italiana” porta con sé. 

Il cibo si fa messaggero della cultura italiana: moderna, ma al tempo stesso, ancorata alle origini che, ritornando, diventano innovative nella riscoperta di sapori dimenticati. 

Forse è questa la verità del gusto italiano, un’identità culturale che fa sintesi dell’enorme ed inestimabile serbatoio di sapori regionali, aperta al futuro ma da sempre riconoscente al proprio passato. 

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