Intervista a Roberta Serra
Qual è ‘l geomètra che tutto s’affige
per misurar lo cerchio,
e non ritrova, pensando, quel principio ond’elli indige,
tal era io a quella vista nova:
veder voleva come si convenne l’imago al cerchio
e come vi s’indova;
(Paradiso, Canto XXXIII, 133-138)
Abbiamo incontrato Roberta Serra, Curatrice della Fondazione Pericle Fazzini, all’inaugurazione della mostra Sisto V e Pericle Fazzini, Gloria e memoria. Evento organizzato, a Montalto delle Marche, in occasione delle celebrazioni del V centenario della nascita di Felice Peretti, poi divenuto Papa Sisto V. La dott.ssa Serra ha scelto per noi, un verso che dona l’idea del concetto della perfezione del cerchio nella geometria sacra. Principio guida che i grandi dell’arte, nella visione della totalità del cerchio di tutte le arti, devono aver compreso, per poter esprimere nella propria opera, quel fuoco divino, che è memoria di sé nel cosmo. Non a Caso Roberta Serra ha scelto questo verso di Dante, perché meglio rappresenta la Sibilla, forse il personaggio femminile più amato da Pericle Fazzini. Il cerchio viene da Kirke, da cui deriva la maga Circe, colei che scatena le allucinazioni metamorfiche di trasformazioni sovrannaturali generative dell’universo. È nel cerchio, circolare come il moto del Sole e delle stelle, il segreto dell’arte della vita che è Donna.
Perché la scelta di questo verso?
Ho scelto questi versi, che concludono il viaggio di Dante e illustrano le ragioni del suo cammino, perché mi sembra rappresentino pienamente il senso della ricerca e dell’ideale nell’arte. La purezza espressa dal cerchio è emblema di eternità e metafora della perfezione del Creato, che avvicina l’artista al divino. Leggendo i versi della Commedia, questa immagine ricorrente e la simbologia numerica che struttura il poema stesso, mi hanno da sempre affascinata per la loro complessità e profondità simbolica.
Dante per far partecipe il lettore della visione ed il mistero dell'incarnazione, lo fa attraverso la Geometria. Può descrivere questo concetto? Cosa vuole spiegare Dante?
Il riferimento all'irrealizzabile quadratura del cerchio manifesta il desiderio ostinato che spinge l’uomo alla ricerca della conoscenza. Dante aveva già parlato del tema della Geometria nel Convivio, illustrando l’impossibilità di comprendere Kino in fondo il principio che governa il mondo: “Sı̀ che tra 'l punto e lo cerchio sı̀ come tra principio e Kine si muove la Geometria, e questi due a la sua certezza repugnano; che lo punto per la sua indivisibilità è immensurabile, e lo cerchio per lo suo arco è impossibile a quadrare perfettamente, e però è impossibile a misurare a punto” (Convivio, II, XIII, 26-27). Allo stesso tempo, attraverso questo paradigma, Dante esprime nella Divina Commedia la natura inaccessibile del mistero divino, riassunto nell’idea dell’Incarnazione.
Questo tema mi riporta alla mente alcune tra le opere più significative di Pericle Fazzini, come la Resurrezione della sala Nervi in Vaticano. In quest’opera i temi della rinascita e dell’Incarnazione sono evocati attraverso l’immagine di un Cristo monumentale che domina l’assemblea dei fedeli. Quest’ultimo campeggia al centro di un fondale vegetale in frammenti, distrutto dall’esplosione di una bomba atomica, immagine che ricorda le tragedie di Nagasaki e Hiroshima. Nell’opera, voluta da Papa Paolo VI in chiusura del Concilio Vaticano II, Fazzini riafferma, attraverso la centralità della figura del Cristo, l’importanza dell’icona e della figura umana nell’arte, in un tempo che procede verso la secolarizzazione del mondo.
Dante ci parla dell'immagine riflessa in uno specchio, dell'Uno che diventa due e del due racchiuso nell'Uno. Lei che gestisce la Fondazione Pericle Fazzini, ci può descrivere un'opera al femminile dell'Artista marchigiano che meglio sposa questa idea?
Le opere di Pericle Fazzini che parlano di questa idea sono in realtà molte. Tra le figure femminili ritratte dal maestro che più di tutte riassumono questo concetto, vi è senza dubbio quella della Sibilla. L’artista immagina una donna seduta con le gambe raccolte in grembo, dal volto meditativo e l’apparenza misteriosa, trasposta in forme plastiche acute e leggere. La profetessa scolpita da Fazzini si confronta con il suo spettatore e rappresenta lo specchio del suo destino. Il suo volto enigmatico riflette l’avvenire dell’umanità stessa e la riconcilia con il suo passato arcaico. Si tratta di una figura ermetica, che incarna l’uno e il molteplice, il passato e il futuro, la dimensione pagana e quella del sacro.
Quale personaggio femminile della Divina Commedia le piace di più? E perché?
Penso che quella di Matelda sia una tra le figure di donna più affascinanti dell’universo dantesco. L’incontro tra questa donna e il poeta prelude alla sua entrata nel Paradiso Celeste. E’ un personaggio in armonia con gli elementi della natura, che esprime la gioia della contemplazione del Creato. Mi ha colpito perché si tratta di una figura dotata di grande leggerezza, che ispira una quiete profonda dello spirito.
Anche Fazzini, che ha dedicato diverse opere alla Commedia e alla figura di Dante, la rappresenta proprio per queste qualità particolari in un suo rilievo in bronzo. Seguendo i versi di Dante, la Matelda di Fazzini raccoglie dei fiori in un campo. Lo scultore accentua però nel rilievo la dinamica del vento, che solleva i vestiti e i capelli della donna e muove il paesaggio, mentre nel suo poema Dante parla di una leggera brezza: “Un'aura dolce, sanza mutamento / avere in sé, mi ferıà per la fronte / non di più colpo che soave vento" (Purgatorio, Canto XXVIII, 7-9).
Se Fazzini dovesse scolpire la donna del futuro, come la rappresenterebbe?
La figura femminile ha un ruolo molto importante nella scultura di Pericle Fazzini. Alcune donne rappresentate dall’artista incarnano l’ideale di semplicità e solidità della civiltà marchigiana. Altre, come nel caso del Ritratto del 1932 della sua futura moglie Anita Buy, assumono un carattere trascendente, di idolo arcaico. Durante la sua carriera, l’artista ha anche realizzato numerosi “bronzetti” - opere di piccole dimensioni create con l’antica tecnica della cera persa - sul tema della danzatrice, nei quali la tensione dei corpi esprime un inno all’erotismo e alla femminilità terrestre.
Tutti questi volti della donna di Fazzini riassumono il suo ideale di un’umanità in comunione con le forze del Creato. Questo è forse per me uno degli aspetti più toccanti e coinvolgenti dell’arte di Fazzini.
In un mondo sempre più consapevole del valore essenziale dell’equilibrio del nostro ecosistema, il messaggio di Fazzini diventa forse ancora più attuale. La sua donna del futuro sarebbe dunque una figura silvestre e metamorfica, immersa nel paesaggio e in dialogo costante con gli elementi della natura.
Biografia
Roberta Serra è curatrice della Fondazione Pericle Fazzini e responsabile del suo Archivio Storico. Laureata in storia dell’arte alla Sorbona, si specializza successivamente con un Dottorato di ricerca sull’arte italiana del XX secolo. Si occupa della valorizzazione dell’opera dello scultore Pericle Fazzini attraverso l’organizzazione di mostre, la realizzazione di pubblicazioni e attività scientifiche.
Giuliana Poli è giornalista, ricercatrice di antropologia culturale, scrittrice di Tradizione, scrittrice di monografie e testi su opere d’Arte, analista ed esperta d’iconografia ed iconologia di opere d’arte. Analisi semantica del linguaggio dell’Arte e della parola.
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immagine in alto da Wikimedia: Pericle_Fazzini_La_Sibilla.
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