La musica delle muse

Intervista a Cinzia Pennesi

 "La Musica trae a sé li spiriti umani, che quasi sono principalmente vapori del cuore, sì che quasi cessano da ogni operazione: sì e l'anima intera, quando l'ode, e la virtù di tutti quasi corre allo spirito sensibile che riceve lo suono."
(Convivio II, xiii, 24).

 E io: ” Se nuova legge non si toglie
 Memoria o uso a l’amoroso canto
 Che mi solea quetar tutte mi doglia,

 di ciò ti piaccia consolare alquanto
 l’anima mia, che, con la sua persona
 venendo qui, è affannata tanto!!!”.

 Amor che ne la mente mi ragiona
 Cominciò allor si dolcemente,
 che la dolcezza ancor dentro mi suona.
 (Purgatorio, II, vv. 106-114 )

Le sfere planetarie che compongono il paradiso dantesco sono come un cielo di pietra eterea. Grazie a questo materiale, dotato di moto circolare ed eterno, si crea una musica celeste derivante dal perpetuo volgersi dei pianeti. Abbiamo intervistato per Dante secondo lei la direttrice d'orchestra Cinzia Pennesi su un tema affascinante quanto inafferrabile, proprio come Beatrice, che non si può descrivere, sfuggente ed indefinibile, vero archetipo della Donna-Sapienza.

Che tipo di relazione esiste tra la musica e il canto con il cielo, la terra e il mondo ctonio? Una trilogia per Dante che ha strade diverse o comuni?
Dante mi ha raccolta in una meditazione sul concetto di Musica come ordine, proporzione e relazione dell’Armonia dell’ universo. La Musica vera è per Dante eterna e non racchiudibile in un’opera eseguibile: è un fluire inarrestabile come il flusso della creazione.
La cornice culturale, entro cui la musica della Commedia si muove, è quella della teologia di Severino Boezio, che individua una musica mundana (l’armonia delle sfere e del cosmo).
Pitagora la chiama musica delle sfere e Archimede nell’antica Grecia associa gli intervalli musicali alle stelle erranti.
In Harmonices Mundi Keplero fonda un concetto metafisico, sulle leggi del moto planetario, ipotizzando una produzione di suono tra pianeti.
In tutto questo mi ha sempre affascinato come si parli di Armonia citando luoghi apparentemente silenziosi e decretando, così, che il silenzio sia una condizione del suono; questo non si può spiegare, ma solo provare capendo che non siamo noi a fare silenzio, ma che il silenzio esiste e bisogna solo imparare ad ascoltarlo.
Pensate alla meraviglia che riusciamo ad ascoltare in una faggeta secolare, o aspettando l’alba al mare, o persino nel deserto, dove sabbia e vento cantano in coro i loro suoni già noti a Marco Polo come “cori del deserto”.
Ascoltare il silenzio, non come un momento di calma e tranquillità, ma come un faccia a faccia con l’ispirazione, superando quella paura di rimanerne travolti che spesso ci fa riempire di rumore la vita (i rumori dei gironi che Dante descrive è una "anti-musica" sgraziata e casuale, che evidenzia la distanza incommensurabile fra l’armonia celeste e la disarmonia infernale) facendoci dimenticare che le relazioni si misurano proprio dalla capacità di rimanere a lungo in silenzio e mettendosi in ascolto con il non detto.
Parlo di quel silenzio di raccoglimento che le funzioni religiose hanno capito benissimo.
Penso a quel silenzio con il quale si prende parte ad un concerto, uno spettacolo teatrale o azioni che esprimono il valore di ascoltare per ascoltare e non per rispondere.
Resta inenarrabile il silenzio di quel momento magico, che si crea quando allungo le mani e sto per dare l’attacco all’orchestra. Tanti silenzi di un unico linguaggio dell’indicibile e dell’invisibile che ho compreso grazie a Dante.

Il potere del canto e della musica come cura dei mali. Quanto il canto può far risorgere i corpi?
Diversi studi stabiliscono che i nostri antenati hanno cantato, prima di parlare, e inoltre si sta sempre più facendo luce una stretta relazione tra il linguaggio ed il canto; ma ancora molti nessi devono essere scoperti.
Innanzitutto pensiamo a come si placa un neonato che piange, quando la mamma lo appoggia sul suo petto sussurrando una canzoncina e certamente riconosce non solo la voce della mamma, ma anche una serie di vibrazioni da essa emanate per nove mesi e a lui note.
Certamente sappiamo che la zona del nostro cervello che gestisce la musica è la stessa che gestisce l’umore e la memoria. La mia esperienza più bella è stata con gli anziani malati di Alzheimer, cui venivano cantate delle canzoni della loro gioventù o legate a qualche momento della loro vita e queste erano capaci di riportare nella loro mente ricordi ed emozioni.
Tutti canticchiano, i bambini lo fanno già da quando balbettano, e la crescita fisica e lo sviluppo motorio vanno di pari passo con lo sviluppo della voce.
Già nel XV secolo c’era l’abitudine di educare i bambini ad un’arte e, fra queste, quella musicale. Spesso accadeva con gli orfani e i trovatelli che venivano “conservati” presso asili, ospizi e orfanotrofi di pubblica pietà. A legare indissolubilmente il termine "conservatorio" ad un luogo scolastico, in cui la musica assume un ruolo preminente, fu la didattica praticata nella città di Napoli, dove operavano fino al tardo secolo XVIII quattro conservatori maschili ("I poveri di Gesù Cristo", "La pietà dei turchini", "Sant'Onofrio a porta Capuana" e "Santa Maria di Loreto") e il conservatorio femminile dell'Annunziata.
Celebre, nel Settecento e in tutta Europa, il Pio ospedale della Pietà di Venezia, la cui orchestra diretta da Antonio Vivaldi era composta esclusivamente da giovani donne. Le "putte", altrimenti dette "figlie di coro", erano ragazze dei conservatori-orfanotrofi di Venezia, cui veniva insegnata l’arte di cantare e suonare strumenti esibendosi all’interno di un coro. Si trattava non di orfane, ma di trovatelle abbandonate dalla famiglia e accolte nei cosiddetti “ospedali” dove ricevevano un’istruzione, in questo caso musicale. Quelle della Pietà sono le più note. Erano chiamate le “Putte di Vivaldi”, perché, grazie al ruolo che il grande compositore occupava in quell’istituzione, esse si trovarono ad essere le prime interpreti della sua musica.
Mi ha sempre colpito il fatto che i manoscritti delle sue musiche erano accompagnati dai nomi delle “figlie del coro” che dovevano eseguire la musica, poiché le ragazze erano identificate per le loro qualità musicali più spiccate come Pellegrina dall’Oboe, Prudenza dal Contralto, Candida dalla Viola e Lucietta Organista. La vera meraviglia meritocratica del progetto coronava le giovani musiciste con il nome dello strumento di cui erano virtuose.
Da questa storia prende il via “El Sistema”, riconosciuto come il più grande progetto di educazione musicale al mondo, fondato da Abreu in Venezuela dove ha formato 500 orchestre togliendo bambini dalle favelas. La musica contro la discriminazione e la povertà, la musica per l’uguaglianza, l’educazione integrale dell’individuo insegnando l’ascolto, il rispetto e la reciprocità sono tutti elementi essenziali per suonare in orchestra o cantare nel coro, ma anche per un mondo in armonia e in equilibrio!

Lei è una direttrice d’orchestra, come ha vissuto e sta vivendo questa esperienza e quali i suoi progetti futuri?
Compito principale del direttore d'orchestra è creare armonia e questa definizione è carica di bellezza e questa si produce solo coltivando passione. Ho compiuto i miei studi di pianoforte diplomandomi e proseguendo quelli di composizione e direzione, prima di coro e poi d'orchestra. Ho compiuto gli studi esattamente come i miei colleghi uomini: stessi programmi, stesso repertorio e stessi esami. Giunta però allo svolgimento della professione ho appreso che dovevo essere chiamata direttore d'orchestra-donna, con questa necessità di definire il mio genere. Scherzando, più di una volta ho detto che “donna”, non era un sostantivo ma era un aggettivo, e lo si usava per aggiungere qualcosa in termini di importanza. In realtà, nel tempo, mi sono resa conto che era utilizzata per discriminare. Non sono la prima direttrice d'orchestra donna italiana, anzi ce ne sono state di famose e brave e soprattutto lontane nel tempo, come Carmen Campori vissuta fino al 1960 che ha diretto più di 500 orchestre in tutto il mondo, ma che nessuno non solo ricorda ma neanche conosce. Quindi, più che discriminate, siamo state ignorate in ogni nostra forma di espressione artistica e spesso dimenticate, con la conseguente difficoltà di scrivere la storia delle donne ed il fraintendimento di credere che ognuna di noi che riesca a compiere il proprio percorso, sia un’ eccezione. Ma a tante donne è stato affidato il compito di dirigere anche prime assolute (Stravinsky lo diede alla Boulanger per una sua opera, agli inizi del Novecento) e abbiamo sempre svolto gli stessi compiti di un direttore, ovvero quello di armonizzare il gruppo, concertare, trasferendo la propria idea chiara e rendendola condivisibile ed in equilibrio con il pensiero dei professionisti che abbiamo di fronte.
Il Direttore conosce la partitura per intero, mentre il singolo musicista ha solo la propria parte. Il Direttore deve partecipare la propria visione tenendo conto degli stimoli che giungono dalle parti e persuadere il gruppo ad intraprendere un cammino comune, trattando i propri orchestrali come quadri preziosi, ovvero metterli sotto la migliore delle luci. Se il direttore si considera un mezzo e non il fine, non solo si otterrà un buon prodotto artistico, ma si narrerà una bella metafora di un microcosmo di società ideale, dove ognuno sa ascoltare, dove c'è il rispetto dei tempi degli altri e il risultato del gruppo è la cosa più importante. Per quanto riguarda i miei progetti futuri, a parte degli impegni discografici ho uno spettacolo che a proposito di armonia, si chiama Accordi e avrò il grande piacere di essere sul palco con Saverio Marconi.

Dante secondo lei è il progetto dedicato alla Beatrice che è in ognuna di noi. Quanto il suono della voce femminile è legata all'anima. Ci sono donne con voci cupissime e voci stridule, voci armoniose e altre sgraziate. Si è mai chiesta da cosa derivi questa differenza dal punto di vista animico?
La voce è prodotta da vibrazioni e amplificata da risuonatori. Siamo sempre capaci di liberare le vibrazioni più profonde della nostra Anima? Forse no ed ecco che la voce è la prima cosa che “si rompe”: quando siamo in ansia, quando dobbiamo affrontare una platea, o semplicemente discutere con un amico. La voce ci scopre i nostri sentimenti e le nostre paure.
Ci sono persone, a cui non piace la propria voce, ma si tratta di una difficoltà di ascolto profondo, di ascolto di noi stessi.
A volte non si sa utilizzare o non si riesce a dare ad essa la giusta importanza, non solo nella potenzialità relazionale ma anche nelle possibilità emozionali perché di vibrazioni si tratta e il gradimento del timbro, della frequenza, dell’ intensità è fondamentale nella condivisione.

Come il canto e la musica potranno aiutare la donna a riprendere il giusto ruolo della Donna-Sapienza di Dante?
La Musica è donna nell’articolo e nel sostantivo, ma anche nelle origini e nel linguaggio. Musica deriva dalla parola greca moysa, "musa".
L'idea occidentale di musica è quindi generalmente collegata alle muse e allude ad ogni scienza ed arte che risveglia l'idea di cosa perfetta, gradevole e ben ordinata.
Erano tante le Muse; colte, figlie di Zeus, dee greche della musica, della letteratura, della poesia, della danza e, in seguito, anche dell'astronomia, della filosofia e di tutte le occupazioni intellettuali. Nate da Mnemosýne, la dea della memoria e madre di tutte le Arti, essa aveva un ruolo fondamentale per la sopravvivenza e la trasmissione della cultura.
Oltre questo stupendo esordio, abbiamo un’altra piccola vittoria di genere: non solo la musica è femminile singolare ma anche tonalità, nota, battuta, melodia, armonia, sonata, sinfonia, chiave, croma, etc.
Insomma, tutto femminile!

cinzia pennesi
Cinzia Pennesi
Direttrice di Coro e orchestra, Pianista, Compositrice, svolge intensa attività concertistica in Italia, Germania, Austria, Spagna, Inghilterra, Grecia, Romania, Svizzera, Yugoslavia, Malta, Russia, Israele, Marocco, Sud America, Corea e New York.
E’ stata Assistente musicale di Franco Mannino dal 2003 fino alla sua scomparsa.
Dal 1990 dirige ed è preparatore vocale del Coro Polifonico “A. Antonelli”
Oltre ad Accademia della libellula, che ha fondato e dirige stabilmente, ha diretto l’ Orchestra Sinfonica della Radio-Televisione Serba, Orchestra Sinfonica di Stato di San Pietroburgo, I Solisti Aquilani, Orchestra Filarmonica Marchigiana, Orchestra Regione Piemonte; Mozart Sinfonietta; Orchestra del Centro Europeo della Musica Orchestra Pomeriggi musicali - Milano, Florilegio Musicale Barocco, Orchestra di Solingen (Germania); Orchestra Spontini, Orchestra Sinfonica della Romagna.
Si dedica da anni al Teatro Musicale dirigendo e preparando vocalmente gli interpreti, Opere di diversi epoche e stili, dall’Opera contemporanea e del novecento al Musical Theatre dopo anni di esperienze nell’ ambito del Melodramma e l’ Opera barocca lavorando con i registi S. Genovese, G. Gallione, F. Angelini, R. Pazzaglia, A. Caracciolo, N. Bruschetta, G. Eleonori, G. Gualdoni e G. Grasso, D. Carboni, G. Revel.
Ha diretto in Prima Mondiale “Mission” di Ennio e Andrea Morricone a Seoul-Corea
Ha diretto, inoltre, molte Opere barocche curandone la revisione e realizzazione strumentale alcune delle quali in prima rappresentazione in tempi moderni tra cui “Rappresentatione di Anima et di Corpo” di E. De’ Cavalieri (Arena Sferisterio di Macerata)
Autrice di Opere Musicali delle quali ha diretto le prime rappresentazioni.
E’ pianista in scena con musiche da lei composte per spettacoli con Roberto Alpi, Pino Ammendola, Francesca Benedetti, Giorgio Borghetti, Arturo Brachetti, Mario Cei, Geppi Cucciari, Antonella Fattori, Clara Galante, Maria Letizia Gorga, Luca Ward, Elio Pandolfi, Riccardo Pazzaglia, Michele Placido, Giovanni Moschella, Alessandro Quasimodo e Piergiorgio Odifreddi.
Spesso invitata in diversi programmi televisivi, ha diretto l’ Orchestra Accademia della Libellula nelle quattro puntate andate in onda in diretta su RAI UNO del programma “ Tutte donne tranne me” condotto da Massimo Ranieri curandone gli arrangiamenti musicali. Ha collaborato e diretto in concerti e/o trasmissioni con Gianna Nannini, Malika Ayanne, Linda, Mirelle Mathieu, Loredana Bertè, Jenny B, Silvia Mezzanotte, Eugenio Bennato .
Ha registrato per Rai-uno, Rai-due, Sky-TV, Rai-International, Radio Vaticana e radiotelevisione Serba e inciso per RAITRADE, BOTTEGA DISCANTICA e KHO.
Sue composizioni sono edite RAITRADE
E’ TED speaker e Training Expert Leadership Performance Strategies
Tiene seminari, conferenze e laboratori sui valori di "Leadership armonica", "Arte di Ascoltare", "La voce giusta”. Da sempre impegnata su temi culturali, di cura della Comunità e Paesaggio, di diritti umani e contro discriminazioni di genere per un mondo Armonico e in Equilibrio, nel 2009 riceve il Premio Bellisario dall'omonima Fondazione di cui è responsabile della Regione Marche dal 2012.
E’ Docente al Conservatorio di Sassari

Giuliana Poli è giornalista, ricercatrice di antropologia culturale, scrittrice di Tradizione, scrittrice di monografie e testi su opere d’Arte, analista ed esperta d’iconografia ed iconologia di opere d’arte. Analisi semantica del linguaggio dell’Arte e della parola.

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immagine in alto da Wikimedia: Heinrich Maria von Hess, Apollon et les Muses 

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