Dal XVI secolo in poi la musica italiana si è diffusa in tutta Europa, e i musicisti italiani sono andati a suonare e insegnare in tutto il mondo. Era italiano anche il poeta che, nel XVIII secolo, ha diffuso la moda di scrivere testi, e in particolare poesie, per la musica: Pietro Metastasio. Dopo di lui, il melodramma (ossia l’opera lirica italiana) ha avuto una grandissima fortuna e una rinomata tradizione a livello globale; basti pensare che Mozart, il celebre musicista austriaco vissuto anch’esso (come Metastasio) nel XVIII secolo, ha messo in musica tre opere liriche scritte in italiano (da Lorenzo da Ponte): Le Nozze di Figaro, il Don Giovanni e Così fan tutte. Inoltre, sono in lingua italiana numerose importanti opere della storia della musica, per esempio quelle di Vincenzo Bellini, Gioacchino Rossini, Gaetano Donizetti, Giuseppe Verdi e Giacomo Puccini.
La parola opera deriva dal latino, in cui aveva il significato di ‘lavoro, composizione artistica’. Il termine è sempre stato usato per indicare anche gli spettacoli teatrali, ma sembra che sia stato usato per la prima volta con il significato di ‘opera musicale’ a Venezia nel 1693, per descrivere il melodramma di Pier Francesco Cavalli “Le nozze di Tetide e Peleo”. Nell’Ottocento, poi, il termine opera con il significato di ‘opera lirica’ si è definitivamente stabilizzato nell’uso italiano grazie all’influsso del francese, lingua particolarmente di moda tra i musicisti dell’epoca. La parola melodramma deriva invece dall’unione di due termini greci: mélos ‘canto/musica’ e drama ‘azione/vicenda/rappresentazione teatrale’. Se nel Settecento indicava quella che oggi definiamo opera lirica, attualmente, usiamo più facilmente questo termine nella forma di aggettivo, melodrammatico, per descrivere chi ha un atteggiamento teatrale o esageratamente passionale.
Nel 2011 è iniziato il percorso di candidatura dell’Opera Lirica Italiana alla Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale UNESCO, promosso all’Associazione Cantori Professionisti d’Italia, che tuttora è in stato di valutazione. Nel dossier che documenta la candidatura, come d’altronde in molte altre occasioni, l’opera lirica italiana è definita Il bel canto. Questa espressione indica in particolare una tecnica canora italiana che ebbe grande successo tra Seicento e Ottocento, caratterizzata da virtuosismi vocali improvvisati dai cantanti nelle arie, ossia i momenti in cui il personaggio esprime i suoi sentimenti, ad esempio “Va Pensiero” nel Nabucco di Verdi o “E lucean le stelle” nella Tosca di Puccini. Il cosiddetto canto del cigno, invece non è una tecnica canora ma un’espressione che indica, dall’Ottocento, l’ultima opera di un’artista ma anche di un politico. Nella tradizione popolare, infatti, il cigno canterebbe in modo ancora più melodioso proprio prima di morire.
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