Nuovi tormentoni dell’italiano: i puntini di sospensione

Ed eccoci ancora con una nuova riflessione sull’italiano di oggi. Partiamo anche stavolta sempre dalla stessa premessa, ovvero che se non ha senso il purismo linguistico poiché le lingue sono vive innanzitutto perché esistono in forma parlata e sono perciò per natura in perenne cambiamento, rimane necessaria tuttavia la condivisione di alcune regole perché i parlanti si comprendano e auspicabile salvaguardare la loro ricchezza in quanto strumento espressivo per gli uomini.

Come secondo argomento, abbiamo scelto di gettare luce su un altro fenomeno dilagante da tempo, complice l’utilizzo sempre più imperante della comunicazione via messaggi di testo e dei social network. Questi ultimi due mezzi, come si sa, spesso sacrificano la correttezza grammaticale in virtù della velocità della comunicazione. Si consolidano, così, usi errati della lingua, propagati per imitazione dagli utenti delle piattaforme. 

Tra questi vi è certamente l’abuso dei puntini di sospensione, i quali sono spesso usati negli ultimi anni in sostituzione di altri segni di interpunzione. Forse non è inutile premettere che la punteggiatura non è affatto un accessorio della frase, ma una parte essenziale di questa, utile a dare senso quanto le parole. Basti qualche esempio per ricordare che cambiando punteggiatura, è possibile cambiare il significato di una frase:  

  • Al bioparco amo osservare i leoni che mangiano, i bambini che ridono. / Al bioparco amo osservare i leoni che mangiano i bambini che ridono. 
  • Una donna senza un uomo non è niente. / Una donna: senza, un uomo non è niente. 

Anche i puntini di sospensione hanno un loro preciso significato, che è specificato proprio nel loro nome: essi servono a sospendere il discorso. Tale effetto è utile, per l’appunto, a creare un senso di attesa, ad alludere a qualcosa che non si vuole esplicitare, a omettere per diverse ragioni una parte della frase. Facciamo qualche esempio: 

  • Anna entrò nell’appartamento: non avrebbe mai immaginato che avrebbe incontrato proprio lui… (effetto di suspense) 
  • Anna rispose: “se questo è quello che vuoi dire…” (Anna omette il suo giudizio negativo in merito a quanto il suo interlocutore ha appena detto)  
  • Anna ricordò il famoso proverbio: “una mela al giorno…” (Anna omette di ripetere per intero un proverbio che tutti conoscono) 

Non è dunque corretto utilizzare i puntini di sospensione al posto degli altri segni di interpunzione, poiché si rischia di confondere chi legge. Nella maggioranza dei casi, le frasi si concludono con il punto. Se noi scrivessimo per esempio: 

  • Anna, vai a fare la spesa, per favore… 

La povera Anna potrebbe pensare che c’è qualche ragione non detta perché le abbiamo chiesto di andare a fare la spesa stavolta. Se non vogliamo sottintendere nulla, è necessario dunque terminare la frase con il punto (o al limite con il punto esclamativo, se vogliamo esprimere l’idea di un comando): 

  • Anna, vai a fare la spesa per favore. 

Approfittiamo infine per ricordare che per essere utilizzati correttamente, i puntini di sospensione vanno sempre e solo in numero di tre (…), così come quando si vuole intensificare il valore dei punti di domanda (???) e di esclamazione (!!!). 

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