Parole per nuovi mondi

Quella dell’esistenza di una realtà parallela è una fantasia che ci accompagna da generazioni e chissà se prima o poi riusciremo a trovare una realtà diversa dalla nostra. Nel frattempo, con la letteratura, il cinema, e la tecnologia ci ingegniamo ad inventarne di nuove, per sbizzarrirci facendo galoppare la fantasia, tra portali online, mondi magici e inquietanti universi apocalittici dove mostri o robot hanno la meglio sugli umani.

Ad esempio, siete mai entrati nel Metaverso? Adesso è assolutamente possibile, ma chi l’avrebbe mai detto nel 1995, quando è stato tradotto in italiano il romanzo cyberpunk Snow crash (1992) di Neal Stephenson, in cui la parola Metaverso indicava una realtà virtuale che si sovrapponeva a quella fisica e nella quale si poteva interagire per mezzo di avatar?! Derivante dall’inglese Metaverse, che fonde il prefisso di origine greca meta- “oltre, dopo” (es. metafisica) e il termine universe “universo”, il Metaverso è uscito dalle pagine di un romanzo per entrare nel linguaggio quotidiano nel 2021, quando Mark Zuckerberg ha annunciato di voler cambiare il nome della propria azienda in Meta. Oggigiorno, infatti, il Metaverso esiste e vi si accede tramite pochi semplici strumenti: un pc o smartphone, una connessione ad internet, l’account su una delle piattaforme del Metaverso (Sandbox, Stageverse ecc.) ed eventualmente dei visori per la realtà aumentata.

Rimanendo in tema di realtà virtuali che hanno cambiato l’immaginario globale, non possiamo tralasciare il caso cinematografico di Matrix, film con la regia di Lana e Larry Wakowski, uscito in Italia nel 1999. Matrix (dal latino matrix, -icis “matrice, utero, madre”) è infatti una realtà fittizia creata dalle macchine dotate di intelligenza artificiale, che si sono impossessate della Terra ribellandosi agli umani e riducendoli in uno stato semi vegetativo (immobilizzati in delle incubatrici e convinti di vivere in un mondo ideale, che in realtà è solo un’illusione).

Con risultati probabilmente meno angoscianti di Matrix, hanno scoperto l’esistenza di realtà parallele anche gli eroi della Marvel, che si destreggiano nel Multiverso (termine coniato dal fisico russo Andrej Linde in contrapposizione ad Universo). In queste saghe esistono infatti multipli universi paralleli, molto simili tra loro ma con sostanziali differenze, che rappresentano le scelte inespresse che non hanno avuto la possibilità di verificarsi sul pianeta Terra (chiamato poi Terra 616); in parole povere, gli universi paralleli Marvel ospitano i “cosa sarebbe successo se?”. Infatti, nel 1977 è nata una collana di fumetti – e in seguito una serie TV – intitolata proprio What if?. Un nuovo mondo-altro legato all’audiovisivo, e in particolare alle serie TV per ragazzi, è sicuramente il recentissimo Sottosopra (Upside Down in inglese) di Stranger Things, ossia una dimensione parallela abitata da flora e fauna aliene e tossiche che minacciano la Terra rischiando di infestarla fino alla distruzione del genere umano, per via di alcuni varchi aperti tra i due mondi. Il compito degli adolescenti protagonisti è proprio quello di impedire la catastrofe chiudendo questi passaggi.

In conclusione, dando un’occhiata a qualche espressione che sicuramente abbiamo usato almeno una volta nella vita, ci renderemo subito conto di quanto l’immaginario condiviso (anche se relativo a luoghi di fantasia) influenzi la nostra lingua. Il paese delle meraviglie (Wonderland) che Lewis Carroll ha fatto conoscere alla sua Alice, rappresenta per noi “un luogo bello e attraente” (per esempio in espressioni come «La nuova Zelanda è il paese delle meraviglie» o «benvenuto nel mio giardino, il mio piccolo paese delle meraviglie») mentre l’isola che non c’è, inventata dall’autore di Peter Pan (James Matthew Barrie), indica invece metaforicamente “un’utopia, un ideale irraggiungibile”.

 

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