Truffe digitali

Oggigiorno la tecnologia è un’imprescindibile alleata in molti campi della nostra vita: ad esempio, tramite un PC, uno smartphone o un tablet, abbiamo la possibilità di svolgere innumerevoli mansioni da remoto, ossia senza la necessità di doverci recare fisicamente in un ufficio, sia che si tratti di attività da svolgere per motivi di lavoro, sia che si tratti di commissioni personali, come l’acquisto di un bene o il pagamento di una bolletta.
 


Possiamo sicuramente dire che gli strumenti e le competenze informatiche progrediscono per renderci la vita più facile; tuttavia, questa nuova strada non è priva di ostacoli: sembra che la quiete e la sicurezza online siano costantemente sotto minaccia. Dite la verità: siamo sicuri che il vostro cellulare e la vostra casella di posta elettronica vi segnalano quotidianamente la ricezione di spam, ossia “messaggi commerciali indesiderati”. Che scocciatura… non è così? Ma forse qualche curiosità linguistica al riguardo allevierà le vostre pene… 

I più penseranno che il termine spam sia un acronimo, ma non è così. In realtà, Spam è il nome di un celebre marchio inglese di carne in scatola, estremamente diffuso durante la Seconda guerra mondiale sia tra i militari che tra i civili. Ma cosa c’entrano “le scatolette” con internet? Si tratta di un’interessante analogia: proprio per la sua onnipresenza sulle tavole britanniche, nel 1970 la carne in scatola Spam venne citata in uno sketch del celebre gruppo comico Monthy Phyton e, nel giro di qualche anno, l’opinione pubblica prese in prestito questo chiacchierato nome proprio per definire “le valanghe di mail indesiderate” ma puntualmente presenti che avevano iniziato a travolgere le caselle di posta personali. Da questa risemantizzazione (già inglese) della parola spam, abbiamo poi alcuni derivati tutti italiani, come antispam “software per filtrare i messaggi pubblicitari indesiderati” e il verbo spammare, ossia “inviare messaggi pubblicitari indesiderati a molte persone”.

Tornando alle minacce online, altri due termini da temere sono sicuramente i malware e il phishing. Il malware è un vero e proprio “software malandrino”, composto dall’aggettivo inglese malicious e dal sostantivo software. Si tratta infatti di programmi che gli utenti scaricano inconsapevolmente sui propri computer, finalizzati a danneggiare il sistema operativo, memorizzare i siti visitati, installare pubblicità mirate o a farne ricevere di indesiderate. Il phishing, invece, ha una stretta relazione con la pesca (trattandosi di una variante ortografica dell’inglese to fish) ma – visto il contesto – ad abboccare all’amo non sono i classici pesci, bensì i dati personali dell’utente. I nostri dati vengono dunque “pescati” illegalmente tramite vari stratagemmi – o dovremmo chiamarle esche? – come l’invio di finte e-mail provenienti da istituti di credito o agenzie assicurative con l’obiettivo di ottenere informazioni private (per esempio il numero di conto corrente, quello della carta di credito o i relativi PIN “Personal identification number”).

Ma ci sono parole per combattere queste truffe digitali? Sicuramente sì, e una su tutte è la cyber security “sicurezza informatica”. Parliamo di conoscenze e competenze che non solo ci mettono in guardia rispetto ai cosiddetti “pirati della rete”, ma permettono anche alle aziende di proteggere attivamente i propri dati sensibili. Quindi, in caso di dubbi, la regola d’oro è “non aprire quella mail” e magari seguire un bel corso di difesa personale… online, s’intende!

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