In molti sapranno che il termine Pasquetta, in italiano, indica la festa del lunedì di Pasqua o Lunedì dell’Angelo, celebrata il giorno immediatamente successivo alla domenica di Pasqua. È sicuramente meno noto, però, che in alcuni dialetti dell’Italia centrale e settentrionale (es. veneto, ligure, vernacoli toscani etc.) con la parola Pasquetta si intende il giorno dell’Epifania (6 gennaio), come “preannuncio e rivelazione della Pasqua”.
La motivazione di questa denominazione è incerta, ma si ipotizza che sia connessa al fatto che la Chiesa delle origini (e tuttora alcuni dialetti italiani e alcune lingue romanze, come lo spagnolo) utilizzasse il termine Pasqua per indicare qualsiasi festa religiosa: il Natale (la Pasqua di Natale o della Natività, in Toscana Pasqua di ceppo); l’Epifania (Pasqua di Befana o Pasqua Epifania); la domenica delle Palme (Pasqua fiorita); la Pentecoste (Pasqua rosa o rosata, in Sicilia Pasqua di fiori); Ognissanti (Pasqua dei morti).
Troviamo un esempio di questo significato nel Decameron di Boccaccio (VI giornata, novella V):
Ora, appressandosi la festa del Natale, la donna disse al marito che, se gli piacesse, ella voleva andar la mattina della pasqua alla chiesa e confessarsi e comunicarsi, come fanno gli altri cristiani.
Per fare un esempio regionale, ecco una poesia in dialetto molisano di Eugenio Cirese (1884-1955), che testimonia l’uso del termine Pasquarella (Pasquetta in molisano) per indicare la befana e quindi l’Epifania:
Dope ‘na notte intèra
vòta e revòta sotte a le lenzora,
dentre a ‘nu calzettone appise
sotte a la ciminièra,
quatte ficura sécche…
… dentre a chella stanza
chi senza suonne aspetta
la pasquarella.
[Eugenio Cirese, Pasquarella in Oggi Domani Ieri, tutte le poesie in molisano, Le musiche e altri scritti, vol.1, Isernia 1997, p. 104.]
Nella foto principale: "Adorazione dei Magi degli Innocenti", il Ghirlandaio, Galleria dello Spedale degli Innocenti, Firenze, Italia.
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