Gli anglicismi nel linguaggio tecnico del riscaldamento globale

Tra i temi di cui si è più parlato durante questa estate, anzi, forse il tema di cui più si è parlato in assoluto, è stato quello del riscaldamento globale. Le ragioni sono ovvie: negli ultimi mesi in tutto il mondo sono avvenuti eventi climatici estremi come – solo per indicarne alcuni – ondate anomale di calore, piogge torrenziali alternate a lunghi periodi di siccità, uragani e tornado devastanti aumentati in frequenza e intensità, raggiungimento del massimo storico della temperatura dei mari, a cui sono da aggiungere naturalmente tutte le disastrose ripercussioni che tali fenomeni hanno e che qui non elencheremo.
Per questo, oramai l’assoluta maggioranza delle persone ha dimestichezza con tali argomenti e, conseguentemente, con il linguaggio specifico che serve a parlarne. A tale proposito, non sarà mancato ai più di notare che il lessico dell’ambito semantico relativo al riscaldamento globale è ricco di anglicismi. Facciamo qualche esempio: innanzitutto il nome stesso del fenomeno, global warming, ovvero chiamato con minore precisione anche climate change; ancora, si parla di greenwashing quando un’azienda o un’istituzione vanta pubblicamente una sensibilità nei confronti del tema ambientale ma non agisce poi concretamente a tutela dell’ambiente; l’overshoot day è il giorno in cui l'umanità consuma tutte le risorse che il pianeta è in grado di produrre in un anno; utilizzatissimo è anche l’aggettivo eco-friendly indicante tutto ciò che rispetta l’ambiente, e plastic-free per descrivere un luogo o un oggetto prodotto senza plastica. La lista potrebbe continuare, anche limitandosi a parole di uso comune come queste.
Tanto di uso comune che il vocabolario online Treccani, per esempio, considera molti di questi lemmi come appartenenti a pieno titolo alla lingua italiana: solo per menzionarne uno, greenwashing è stato aggiunto nel 2021 come un neologismo.
Ciò non stupisce, poiché questi termini appartengono a un lessico, quello collegato al tema del riscaldamento globale, che può ritenersi un lessico tecnico-scientifico. E come altri lessici tecnico-scientifici – tra i quali quello della medicina, dello sport o della tecnologia, per esempio –, contiene un’alta percentuale di anglicismi.
Il motivo di tale presenza lo illustra il celebre linguista Tullio De Mauro in una bella intervista sul sito di Treccani: “tanto lavoro di ricerca nei campi più diversi nasce e si sviluppa in inglese, a opera di anglofoni nativi o di studiosi d'altra lingua nativa che usano l'inglese nella comunicazione scientifica. È ovvio che nuovi termini tecnici o nuove accezioni nascano in inglese.” A ciò, lo studioso aggiunge che nella nostra lingua, “in generale nelle sedi più qualificate gli anglismi grezzi cedono il passo a parole italiane equivalenti, se e dove ci sono.”
In questa intervista, così come in molte altre occasioni, De Mauro non si dice affatto preoccupato da una possibile invasione degli anglicismi nella nostra lingua, quanto da altri dati: “in fatto di lingua, personalmente, più che dagli anglismi o altri xenismi, sono allarmato da varie cose: dall'assai basso livello di conoscenza di lingue straniere nel confronto internazionale (…); oppure da un dato che forse dovrebbe preoccupare anche più largamente: alle indagini osservative di cui disponiamo risulta che più del 90% delle persone sa ormai usare l'italiano nel parlato, ma due terzi hanno difficoltà nella lettura e scrittura e metà di questi è a rischio di ripiombare nell'analfabetismo totale.”
Su tali basi e, come già detto qui in altre occasioni, sempre presupponendo che le lingue storico-naturali sono perennemente in movimento e che perciò il purismo linguistico non ha senso di esistere, vorremmo comunque suggerire la versione italiana dei termini sopracitati, poiché è presente ed è bene conoscerla per avere più frecce al nostro arco. Se dunque alcune di quelle locuzioni possono essere tradotte letteralmente – global warming come “riscaldamento globale”, climate change come “cambiamento climatico” -, altri termini e locuzioni hanno bisogno di un adattamento: greenwashing è traducibile come “ambientalismo di facciata”, overshoot day come “giorno del sovrasfruttamento” o “del debito ecologico”, eco-friendly significa in pratica "sostenibile", e invece di plastic-free potremmo dire “senza plastica”.
E voi che ne dite? Sono parole che utilizzate o utilizzereste?

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