Castelli da Mille e una notte

Oggi indichiamo con la parola castello “un edificio di origine medievale, circondato da mura e munito di torri, per la difesa dei feudatari che vi abitavano”. Tuttavia, in italiano antico, per via della sua derivazione dal termine castrum “accampamento fortificato”, lo stesso termine veniva usato anche per indicare “un borgo generalmente situato su un’altura e cinto da mura”. Questa è la ragione per cui ancora oggi troviamo dei toponimi (nomi di luoghi) come Castelfranco Veneto, Castelluccio, Castelnuovo, in cui non sempre era presente quell’edificio dotato di mura merlate e torri che oggigiorno chiamiamo castello.



Ritroviamo un fenomeno simile nel mondo islamico, in cui termini differenti presenti nei nomi di luoghi o città indicano molteplici tipologie di fortificazioni. La parola ḥiṣn indica generalmente una “fortezza”, così come il termine qaṣr, che tuttavia rappresenta anche un “villaggio fortificato”. Da questa parola si è diffuso in Spagna il vocabolo alcázar usato per indicare famose fortezze e cittadelle di età musulmana come quelle che troviamo a Cordova, Siviglia e Toledo. Ricordiamo che l’influenza della cultura araba in occidente fu particolarmente importante nella penisola iberica (dal 771 d.C. al 1492), tanto che molte strutture architettoniche dell’epoca vengono definite moresche (sp. morìsco), dal latino Maurum “abitante della Mauritania” ossia “africano”.
Anche la parola qaṣaba, a seconda delle occasioni, acquisisce in arabo diversi significati (ad esempio, Qaṣr al-Fatḥ e Qaṣr al-Baḥr, letteralmente ‘c. della vittoria’, ‘c. del lago’, sono i nomi di due palazzi fortificati tunisini, risalenti al IX secolo), ma in italiano abbiamo ereditato il termine casba per indicare “la parte più antica e interna, spesso fortificata, di una città”. Restando nel mondo islamico, possiamo imbatterci anche nel termine ribāṭ, con il significato sia di “fortino militare” che di “monastero”, e fu proprio una di queste strutture a dare il nome alla capitale del Marocco, Rabat. 

Se nel medioevo i castelli occidentali erano la patria di nobili signori, cavalieri e principesse, nel mondo arabo queste strutture di protezione ospitavano califfi, sultani ed emiri. Approfondendo il significato di queste parole, scopriamo che il termine califfo deriva dall’arabo halifa, titolo attribuito a chi era considerato “il successore (di Maometto)”. La parola sultano, derivante dall’arabo sultan “padrone assoluto”, è invece il titolo assegnato al sovrano dell’impero ottomano e ad alcuni califfi. Anche la parola emiro riprende l’arabo amir “principe, governatore”, ed era assegnato ai discendenti di Maometto e ai capi tribù. Nel 2011, proprio una squadra di restauratori italiani è riuscita a salvare la bellezza del palazzo giordano di Qusayr ’Amra (“piccolo castello”), fatto costruire nel I secolo d.C. dal principe Walid Ibn Yazid, o Walid II, califfo addirittura citato nelle Mille e una notte come esempio di generosità. 

Ma per assaporare le magie d’oriente non serve andare così lontano: basta fare un salto in Sicilia per scoprirne il fascino! Nella splendida Palermo potrete visitare l’Alcazar o Palazzo dei Normanni, sede della Regione Sicilia, che contiene addirittura un’antica moschea; potrete ammirare le rosse cupole di San Giovanni degli Eremiti e San Cataldo o fotografare il palazzo della Zisa (al-ʿAzīza “la splendida”) e notare i nomi delle vie scritte anche in arabo. Spostandosi poco fuori città, troverete anche le terme arabe di Cefalà Diana: una vera sorpresa. Anche gli intricati vicoletti di Mazara del Vallo vi ricorderanno le kasbah tunisine o, se vi troverete in provincia di Trapani, potrete fantasticare sulle origini del nome del castello di Calatubo, decisamente derivante dall’arabo Qal’at ‘Awbi “terra di tufo”. Pronti a partire?

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