Centocelle, che cosa ci racconti?

A Centocelle le memorie della città antica incontrano la storia della Roma contemporanea. In questa periferia sempre in evoluzione, oggi un po' "gentrificata", cento anni fa si estendevano i grandi prati dove Wilbur Wright dimostrò agli italiani che un mezzo più pesante dell’aria era capace di volare. Era il 1909 (qui il video) e qui sarebbero poi sorti una scuola di volo e il primo aeroporto italiano dove lo stesso Wright formò il primo pilota, l’ufficiale della Regia Marina Mario Calderara.

Gioachino Belli, nel suo sonetto Er deserto, scrisse che la zona di Centocelle era un posto che “ssi strilli nun c’è cchi tt’arisponna!”. Oggi il quadrilatero tra Prenestina, Togliatti, Casilina, Primavera e Tor de’ Schiavi accoglie il silenzio come merce rara; ne parla Centocelle, storie e luoghi del quartiere dalla A alla Z, scritto da Pancrazio Anfuso, pubblicato da Iacobelli.

Persone comuni specchiano oggi le loro vite dove sono nati personaggi anche famosi come Claudio Baglioni, e dove  fu ambientato l’Accattone di Pasolini. Si vive anche una sorta di multiculturalismo, attraversando i 23 capitoli del libro che propone informazioni storiche sugli “arcacci” dell’Acquedotto Alessandrino e aneddoti curiosi come quello sulla “battaglia di Centocelle”.

Il 4 giugno 1944 il combattimento tra gli uomini delle truppe di Clark e di Kesselring fu attraversato dal corteo nuziale dei poco più che ventenni Marcello Triolo e Agnese Gotti. Con tutti i loro invitati, andavano “da San Felice, dove era stato celebrato il matrimonio, a piedi verso casa, a Torre Spaccata”; l’insolita situazione fu salutata “dai sorrisi increduli dei militari in battaglia” e immortalata dal fotografo di guerra Carl Mydans.

Su questo stesso orizzonte, tra Otto e Novecento si sono affollati “contadini, butteri, boscaioli, pastori provenienti dall’Umbria, dall’Abruzzo, dalle Marche e dalla Toscana”, giunti a lavorare la terra o badare agli animali. Greggi e mandrie si spostavano dove in seguito sarebbero sorti i palazzi. Dovremmo ricordare i “flussi migratori di braccia affamate”, forse sentiremmo più vicini i migranti di oggi. 

Il passato sopravvive nei nomi di strade e piazze, che citano prati, piante e fiori già spazzati a partire dallo sviluppo militare del Regno d’Italia, come la lunga arteria che scorre nel cuore di Centocelle (via “dei Castani”) o il capolinea del tram numero 19 a piazza dei Gerani. Il libro riprende infine la fondazione dei forti Prenestino e Casilino e i 40.000 residenti giunti in epoca fascista. 

Dove si moltiplicano le contraddizioni, tra i negozi di kebab e le strette convivenze etniche, il libro di Anfuso rivolge uno sguardo alla realtà, al “crogiuolo di etnie che convivono, guardandosi con severità ma anche sorridendosi, qualche volta, di nascosto, e comunque mescolandosi, vincendo le diffidenze indotte dagli odori delle spezie e dalla presenza sempre maggiore nel quartiere di negozietti etnici, frutterie o alimentari bangla e chincaglierie cinesi”.

La speranza, per continuare a dialogare con queste nostre comunità composite anche in un tempo di indifferenza generalizzata, è che si riprenda ad ascoltare la voce dei luoghi, girando a piedi per le vie del nostro quartiere o anche scambiando due parole, ogni tanto, tra vicini di casa.

La foto in evidenza è di Carl Mydans, disponibile su questa pagina

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