Ciak, si gira!

“Cinemà, cinemà, o che bella novità”. Sono questi i versi di una canzonetta di inizio Novecento dai quali emerge la diffusione, all’epoca, della probabile originaria pronuncia francese della parola cinema, rappresentante di una vera e propria rivoluzione tecnologica e culturale europea, guidata proprio dai nostri cugini d’oltralpe.


Per ripercorrere la storia del “grande schermo”, la migliore meta in Italia è senz’ombra di dubbio il meraviglioso e interattivo Museo Nazionale del Cinema di Torino, sede di un’enorme esposizione sul tema, a partire da tutte le forme di pre-cinema, in parte osservabili anche online nella sezione Archeologia del Cinema.


Tra gli antenati del genere, troviamo addirittura le prime proiezioni di ombre cinesi e dell’isola di Giava, passiamo poi alla lanterna magica del Seicento: una sorta di proiettore di diapositive che permetteva di mostrare solo movimenti elementari. Nell'Ottocento arriva il mondo nuovo, ossia uno scrigno che proiettava le immagini al suo interno, quindi poteva essere utilizzato di giorno, ma non collettivamente. A seguire, si diffusero rapidamente una serie di altri dispositivi dai nomi fantasiosi, che con varie tecniche permettevano di mostrare brevi movimenti ripetitivi di figure, come il taumatropio, il fenachistoscopio, lo stereoscopio, lo zootropio, il bioscopio, il prassinoscopio o teatro ottico (antenato dei cartoni animati) e il kaiserpanorama. È facile intuire che tutte queste invenzioni avessero alla base degli effetti e delle illusioni ottiche, caratteristica rimarcata anche dai nomi assegnatigli, spesso contenenti la parola -scopio “visione, osservazione”, dal verbo greco skopèo “vedere, osservare”. Così, ad esempio, il bioscopio è ciò che permette di “osservare la vita” e lo stereoscopio ciò che permette di “vedere in tre dimensioni” (der. gr. stereòs “solido, tridimensionale”).


Dopo l’invenzione della fotografia e la possibilità di fare scatti consequenziali impressi su una pellicola fotografica, si è passati alla fondamentale capacità di riprodurli in movimento, prima, grazie al kinetoscopio dello statunitense Thomas Alva Edison (una cassa provvista di oculare che permetteva di vedere la pellicola girando una manovella), e poi grazie al cinematografo (gr. kìnema “movimento” e -grafo “scrittura, disegno, immagine”), da cui deriva l’abbreviazione cinema. Il cinematografo ha dunque la fondamentale capacità di poter proiettare davanti ad un vasto pubblico (pagante) le immagini in movimento, ed è nato in Francia alla fine dell'Ottocento grazie all’apparecchio brevettato da Léon Bouly (ideatore anche del nome) e poi integrato dai fratelli imprenditori Lumière.


La prima proiezione pubblica è avvenuta a Parigi, il 28 dicembre 1895, al Grand Café del Boulevard des Capucines. In quell’occasione sono stati riprodotti dieci cortometraggi da 60” l’uno, di cui il primo, La Sortie de l’usine Lumière (L’uscita dalle officine Lumière), mostrava un gruppo di operaie e operai al momento dell’uscita dalla fabbrica Lumière alla periferia di Lione, con un sottofondo musicale (i corti sono visionabili qui).


Con il corso del tempo, l'espressione pellicola cinematografica è stata affiancata dal termine inglese film “membrana”, che già nel 1895 era in uso in Francia per indicare il materiale fotosensibile su cui si imprimevano le proiezioni. La parola film ha poi acquisito un ruolo preponderante nell’indicare il vero e proprio “spettacolo cinematografico” e non più l’oggetto fisico da proiettare, dando vita a numerosi derivati come telefilm “film girato con la cinepresa ma destinato alla tv e pubblicato a puntate”, filmografia “elenco di film e notizie su di essi”, filmino “breve ripresa a scopo privato”, filmone “un film cult, di grande intensità”.


Anche la parola cinema ha prodotto molti derivati, tra i quali possiamo ricordare cineasta “professionista del settore cinematografico”, cineforum “proiezione e dibattito su un film”, cineteca “raccolta di pellicole cinematografiche”. Il cinema è entrato anche nei modi di dire: l’espressione fare un cinema indica un atteggiamento esagerato e bizzarro, come se fosse una recita, una scenata (es. Le signore che hanno litigato al supermercato hanno fatto un cinema); allo stesso modo, una situazione originale, inaspettata e buffa potrebbe stimolare l’esclamazione “che cinema!”

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