Il gran rifiuto degli ignavi. Inferno, III, 52-69

Giuliana Poli intervista Benedetta Rinaldi

E io, che riguardai, vidi una ‘nsegna
Che girando correva tanto ratta,
che donde posa mi parea indegna

e dietro le venia sì lunga tratta
di gente, ch’io non averei creduto
che morte tanta n’avesse disfatta.

Poscia ch’io v’ebbi alcun riconosciuto,
vidi e conobbi l’ombra di colui
che fece per viltade il gran rifiuto.

Incontanente intesi e certo fui
Che questa era la setta d’ì cattivi,
a Dio spiacenti e a’ nemici sui.
(Inferno, III, 52-69)

Volto noto della Rai televisione italiana, Benedetta Rinaldi, dalle origini materne aquilane, luogo sacro a Federico II, Celestino V e la Perdonanza è stata fortemente condizionata dalla magia della sua città e dal misticismo che la contraddistingue. Corrispondente anche della radio vaticana e andata in onda il giorno delle dimissioni di Papa Ratzinger ha scelto questo verso per noi, perché oltre all’affetto per la sua città natale, le piace il senso della “viltade” usato da Dante. Nell’Inferno, III, 52-69, tra gli ignavi c’è un personaggio che il Poeta riconosce, quindi che il poeta ha conosciuto personalmente, che è all’inferno per il suo gran rifiuto, per non aver preso posizione decisa e giusta. La maggior parte della critica afferma che il personaggio mandato all’inferno da Dante è Celestino V e la sua rinuncia alla dignità papale avvenuta il 14 Dicembre 1294 ed in seguito alla quale venne eletto Bonifacio VIII il papa che fece strage di innocenti e che causò indirettamente l’esilio di Dante. La Rinaldi molto interessata al tema, risolve la questione in termini moderni, essenziali e con la logicità che contraddistingue il falso dal vero.

Come mai la scelta di questo verso?
Perché amando molto frequentare L’Aquila sin dalla nascita, una volta arrivata alle superiori, questi versi li ho sentiti più vicini e familiari. Mi impressionava il fatto che Dante avesse raccolto una storia relativa alla città di origine di mia madre e che avesse deciso di inserirla nel suo capolavoro. Al contempo però, ascoltando e vivendo anche quel che di buono Celestino V ha lasciato alla città (per esempio la Basilica splendida di Collemaggio, recuperata dopo il terremoto del 2009) ed ai credenti cattolici (la Perdonanza, primo giubileo della Chiesa), mi sembrava anche di avere degli argomenti per dissentire da lui. Come in una specie di dialogo sospeso nei secoli.

Cosa rappresenta per Lei la figura di Celestino V?
Un uomo assolutamente avanti nei modi e nei tempi. Un eremita “disturbato” nella sua pace, per essere proclamato Papa di una Chiesa molto disorientata e criticatissima per le intollerabili derive temporali.
Un uomo obbediente a Dio, ma non agli uomini. Coraggioso perché provò a riformare, lottare, agire coi suoi nuovi “poteri”. Una volta capita però l’aria che tirava al tempo e cosa il Papato fosse davvero diventato, scelse la coerenza e se ne tornò fra i monti dicendo: “grazie, io vi ho indicato la strada, non mi ascoltate, mi mettete i bastoni fra le ruote coi vostri giochetti destinati a frantumarsi davanti all’eternità…beh, grazie ma non mi interessa”. Ed infatti dopo di lui arrivò al soglio pontificio il ben più scaltro Bonifacio VIII. Che peraltro lo rinchiuse in prigione fino alla sua morte (in età avanzatissima data l’epoca).

E’ legata per motivi familiari all’Aquila, terra di Celestino V ma anche luogo molto caro a Federico II, quanto questi personaggi storici hanno lasciato nella sua forma-pensiero”? E come sarebbe cambiata la figura femminile se avessero vinto le loro idee spiritualiste?
La condanna di Celestino V e di Federico II da parte di un grande della civiltà umana come Dante (che li colloca uno all’ingresso e l’altro nel ben mezzo dell’Inferno) ci fa capire come il giudizio umano e della storia in generale possa essere mutevole. Ciò che si dice, si racconta, che pare vero a furor di popolo in un dato momento storico (pensiamo oggi alle battaglie su mille argomenti di interesse pubblico su mezzi incompleti e spicci come i social) può essere giudicato in maniera diametralmente opposta anni o secoli dopo. Per Dante, Celestino è stato un vile, un imbelle e Federico II un eretico. Oggi parliamo di un Papa riformatore e controcorrente, e di un imperatore “stupor mundi”e di un mecenate. Chissà fra mille anni…
Ed al momento non mi sento neppure di dire che non abbiano vinto le loro idee. Mi sembra, in realtà, che la lentezza e la disonestà intellettuale di molti, rallentino la realizzazione dei disegni di pochi grandi illuminati. Su questi sentieri impervi trarranno giovamento anche le donne. Escluse in gran parte, ahinoi, anche all’epoca dai pensieri riformatori di entrambi (nonostante Federico sia figlio di una donna monumentale come Costanza d’Altavilla).

Le piace il concetto della “viltade” di Dante, perché? Quanto è importante schierarsi?
Al di là della giusta o sbagliata condanna di Celestino V, Dante ci ricorda che chi non fa né bene, né male, non sta nel mezzo, in salvo. Sta alla bocca dell’Inferno. In un luogo tiepido come la sua vita. E’ dantescamente vile chi è chiamato a fare, a contribuire, a spendersi per dare il proprio contributo e non lo fa per quieto vivere. E’ vile chi non coopera al miglioramento della società. Gesù direbbe che è uno che sotterra i suoi talenti e che Dio redarguirà per non averli fatti fruttare. Conservare, preservare, autolimitarsi è un peccato.

Qual è il personaggio femminile di Dante che più le somiglia? Come sarà la donna del futuro?
Gemma Donati. La moglie. Stateci voi con uno che sta in esilio, che lavora h24 e che ti lascia coi figli a casa e neppure ti nomina nella dedica iniziale delle sue opere…Scherzi a parte, in ogni donna ci sono tutte le donne. In quantità e dosaggi diversi. Esiste senza dubbio per me un’identità di genere. Esiste il maschile così come il femminile e auspico per la donna del futuro che si ricordi e protegga, anche se non vuole o non può esercitarla, la capacità più unica di tutte. La facoltà di ospitare, plasmare, proteggere la vita. E’ l’avventura più grande, è un processo ancora per lo più misterioso, è quello che più ci proietta nell’infinito e che permette al mondo di non girare a vuoto.

Benedetta Rinaldi
Note
(…) Benedetta Rinaldi ha condotto Unomattina, la Vita in diretta, Effetto Estate Rai Uno, inviata a Rio De Janeiro per la Giornata Mondiale della Gioventù con Papa Francesco, inviata per il conclave, Affiancamento a Bruno Vespa nella conduzione di “Porta a porta - Prima serata” su Rai 1, presentazione della giornata delle “Scuole per i 150 anni dell’Unità d’Italia” alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e del Ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini in diretta su Rai news, Sky e in streaming sul sito del Quirinale e del MIUR. Conduttrice con Gerardo Greco del Premio Strega in diretta su RAI 1. Conduzione per Rai Storia di tutti i concerti per i 150 anni dell’unità d’Italia alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Coconduttrice con Giovanni Minoli del Nabucco diretto da Riccardo Muti in prima serata su Rai 3 per i 150 anni dell’unità d’Italia. (…)
Conduttrice ed autrice presso la Radio Vaticana in diretta.

Giuliana Poli è giornalista, ricercatrice di antropologia culturale, scrittrice di Tradizione, scrittrice di monografie e testi su opere d’Arte, analista ed esperta d’iconografia ed iconologia di opere d’arte. Analisi semantica del linguaggio dell’Arte e della parola.

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immagine in alto: Joseph Anton Koch, Inferno e ignavi (da Wikimedia)

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