Inventori di... epoche!

Il Rinascimento, come l’Illuminismo o il Romanticismo, è una categoria storiografica, ossia un nome convenzionale assegnato ad un periodo storico, caratterizzato da tendenze comuni della società. Come sono nate queste categorie? Generalmente da un’interpretazione soggettiva (ma sempre fondata e attendibile) dei fatti e delle realtà del passato, che è piaciuta talmente tanto da essersi tramandata nel tempo! Ma, chi sono questi inventori di... epoche?

Non sempre è facile individuarli perché sembra che, in più casi, il successo di un termine sia rimbalzato da un paese all’altro, facendo perdere le tracce della sua origine. Per fare qualche esempio, se la parola Rinascimento è nata nell’Ottocento grazie al francese Jules Michelet, per indicare “quando in Europa, tra Quattrocento e Cinquecento, vennero riscoperte la classicità, le arti e la cultura”, risale invece agli anni Venti del Novecento il vocabolo italiano Controriforma, per descrivere “il periodo tra Cinque e Seicento in cui, nei paesi cattolici, la reazione alla Riforma Protestante ebbe importanti ricadute sulla società”. Probabilmente, questo termine si è formato su modello del tedesco Gegenreformation, usato dai giuristi in Germania già da fine Settecento, ma ha impiegato un paio di secoli per rappresentare una categoria storiografica condivisa.

Diversa è la storia del termine Illuminismo, nato proprio durante l’epoca che descrive. Dobbiamo, infatti, ringraziare il filosofo tedesco Immanuel Kant che, verso la fine del XVIII secolo, contribuì - con l'articolo Was ist Aufklärung “Cos’è l’Illuminismo” - al dibattito sul coevo “movimento culturale di rifiuto delle autorità e libera ricerca intellettuale”. Inglesi, francesi e italiani ricalcarono, poi, il termine tedesco nelle proprie lingue: Enlightenment, Illuminisme, Illuminismo. Anche la parola Romanticismo nasce dai romantici stessi, ma ha tutt’altra vicissitudine alle spalle: il termine inglese romance, e così il suo aggettivo romantic, indicarono dapprima il “francese antico” (perché lingua romanza) e poi “le narrazioni di fantasia in prosa” nate in questa lingua, ossia i romanzi. Usata dapprima con valore negativo, nel Settecento se ne appropriarono inglesi e tedeschi (Romantik) per indicare il loro nuovo e moderno “sentire culturale, attratto dalla fantasia, dalla sensibilità, dalla spiritualità, in contrapposizione alla rigida ragione illuminista”.

E noi in che epoca viviamo? Chissà come ci studieranno a scuola... avete delle idee?

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