Scacchi: una battaglia in bianco e nero

Dal 2020 circa 62 milioni di persone si sono avvicinate al gioco degli scacchi. Sapete perché? Nessuna iniziativa di marketing o competizione internazionale, ma semplicemente grazie al successo di una miniserie tv. Parliamo naturalmente della Regina degli scacchi, prodotta da Netflix e basata sull’omonimo romanzo di Walter Tevis (1983). Oltre alla magnetica intensità della protagonista, Beth Harmon (interpretata da Anya Taylor-Joy), e l’affascinante ambientazione (fedele al periodo tra gli anni ‘50 e ‘60), la serie ha ricevuto elogi pubblici dalla comunità scacchistica internazionale per la sua rappresentazione del gioco, che ha risvegliato passione e curiosità in tutti gli spettatori.

Incredibile ma vero, per stare dietro alle imprese della prodigiosa Harmon anche i più pigri hanno rispolverato le regole del gioco e il nome dei pezzi; a chi l’ha guardata in inglese, non sarà sfuggito il titolo originale The Queen’s Gambit “Il gambetto di donna”, che riprende il nome di una celebre apertura scacchistica. Alcune di queste aperture portano i nomi dei giocatori che le hanno usate per la prima volta in torneo (come il sistema Colle o la difesa Pillsbury), mentre altre sono ispirate al luogo in cui sono state giocate o studiate (partita scozzese o gambetto lettone). È interessante anche che il nome dell’apertura varia in partita se “il sistema di gioco è impostato dal bianco”, difesa se impostato dal nero (es. difesa francese), gambetto se “un giocatore sacrifica un proprio pedone” e controgambetto se “lo fanno entrambi”. L’ Enciclopedia delle aperture scacchistiche le raccoglie e classifica tutte, nelle loro numerose varianti, tra cui abbiamo la patriottica partita italiana, già nota nel Cinquecento e analizzata dal calabrese Gioacchino Greco (che ne propose la variante Greco) e la famosa difesa siciliana, anch’essa giocata in Italia dal Cinquecento ma diffusa e perfezionata nell’Ottocento dal tedesco Louis Paulsen.

Come sappiamo, alcune parole degli scacchi sono usate anche in altri contesti di vita. Ad esempio, il pedone (dal latino pedem “piede”) è normalmente “una persona che procede a piedi” (al contrario dell’automobilista o del ciclista). Tuttavia, la prima testimonianza scritta che abbiamo di questa parola appartiene ad un testo del Duecento dove indica proprio il “pezzo degli scacchi con minor valore”. Anche la parola stallo, che usiamo comunemente per indicare una situazione “ferma” (dal germ. *stall “sosta”, da cui abbiamo anche la nostra stalla per gli animali), negli scacchi indica il caso in cui “il re rimane incastrato, qualsiasi mossa faccia”. Il gioco degli scacchi, per la sua natura altamente strategica, ha accolto poi numerose espressioni tipiche del mondo militare, come l’attacco e la difesa che, rispettivamente, rappresentano una “minaccia o una protezione dei pezzi”, un blocco che “impedisce l’avanzata dell’avversario”, il blitz o “partita lampo, realizzata in meno di 10 minuti”, i pezzi leggeri (alfieri e cavalli) e pesanti (donna e torri), la presa o cattura “sostituzione di un pezzo dell’avversario con il proprio” e così via. Insomma, prima di giocare pensateci bene: potreste farvi dei nemici!



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